I titoli di Stato europei accusano il contraccolpo delle dichiarazione rilasciate mercoledì dal governatore della Federal Reserve. Jerome Powell ha parlato di tassi americani che resteranno alti a lungo. Se così fosse anche la Bce non avrebbe molti margini per ammorbidire la sua politica monetaria nel medio periodo. Come sempre, in caso di tensioni, i titoli dei paesi meno solidi finanziariamente sono quelli che pagano il pegno maggiore ma il movimento al rialzo dei rendimenti è generalizzato. Un Btp italiano a 10 anni paga il 4,56%, in aumento di 12 punti base. Incremento analogo per gli equivalenti britannici che salgono di 12 punti a 4,33%. Un decennale francese rende il 3,3% contro il 3,23% di ieri, uno spagnolo il 3,82% (+ 8), uno greco il 4,12% (+ 10).

Il bund tedesco, che fa da riferimento per il calcolo dello spread essendo considerato il titolo di Stato europeo più prossimo ad un teorico “rischio zero”, rende il 2,76%, a sua volta in rialzo di 6 punti sul livello più elevato dal 2011. Il differenziale di rendimento (spread appunto) quindi si amplia ma non in modo esagerato e, nel caso italiano, tocca i 180 punti. Un rendimento che sale significa che il valore del titolo scende. L’interesse pagato è fisso in valore assoluto ma viene espresso come percentuale del valore del titolo. Il valore del titolo scende perché le vendite superano gli acquisti e l’equilibrio tra domanda ed offerta si riassesta su un prezzo più basso.

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