“Ho fatto un macello ma non morirò in toga”. Il magistrato di Sorveglianza di Perugia, finito sotto accusa per un impressionante arretrato di sentenze da scrivere, è stato sospeso. Per Ernesto Anastasio, 53 anni, battezzato come il giudice-poeta perché ai provvedimenti preferisce libri e poesia la Sezione disciplinare del Csm ha deciso la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. La toga ha accumulato un arretrato di 858 fascicoli e da dieci anni subisce contestazioni per i suoi ritardi. “È un magistrato che sostanzialmente rifiuta il lavoro”, “gettando discredito sull’intera amministrazione giudiziaria” si legge nell’ordinanza che ha accolto la richiesta della procura generale della Cassazione. L’intervento serve a evitare “ulteriore grave pregiudizio” ai diritti del detenuti e al funzionamento del tribunale di sorveglianza di Perugia.

Non credo proprio che morirò magistrato, non mi pare una cosa plausibile” aveva detto il magistrato, in funzione dal 1999. Il provvedimento del Csm però non è il primo incidente di carriera: in passato la lentezza a smaltire i fascicoli gli era costata l’apertura di almeno sei procedimenti disciplinari, di cui tre conclusi (due con l’assoluzione, uno con la lieve sanzione della censura) e altri tre, i più recenti, tra cui quello che ha portato alla sospensione. Negli anni da giudice civile, come ricostruito ad agosto da FattoQuotidiano.it, a Santa Maria Capua Vetere (Caserta), il magistrato è stato accusato dalla Procura generale della Cassazione di aver depositato in ritardo 274 provvedimenti civili: in sessanta casi i ritardi sono stati “superiori al triplo dei termini previsti dalla legge, con un picco massimo di 1.203 giorni“.

Quando poi, nel gennaio 2022, si è trasferito per diventare giudice di Sorveglianza a Perugia, ha lasciato in eredità ai colleghi 317 fascicoli inevasi. Tutte condotte che hanno causato, si legge nel capo d’incolpazione, “un’evidente lesione del diritto delle parti a una corretta e sollecita amministrazione della giustizia, con conseguente lesione del prestigio dell’ordine giudiziario” e per le quali Anastasio è stato denunciato anche in sede penale. Non va meglio dopo il trasferimento in Umbria: in un anno e mezzo deposita in ritardo 144 provvedimenti, di cui sette in un tempo superiore al triplo del termine di legge, con un picco – in questo caso – di 329 giorni, scatenando persino una protesta collettiva dei detenuti. Ed è così che il 26 luglio scorso il procuratore generale della Suprema Corte ha chiesto al Csm la sua sospensione cautelare dalle funzioni e dallo stipendio, ritenendo il quadro ormai incompatibile con la permanenza in servizio.

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