Assegnare il contrassegno per il parcheggio delle auto anche alle persone autistiche e alle persone con disabilità psichiche con riconosciuta invalidità civile al 100% comma 3 art.3 e con l’accompagnamento (la forma più grave di riconoscimento da parte delle Asl). In Italia oggi non tutti i Comuni e le Asl di competenza garantiscono questo diritto, visto che manca nel nostro ordinamento una legge che lo specifichi. Per fare chiarezza una volta per tutte Alessandra Giuliani, madre di un ragazzo autistico di 20 anni, al quale è stato riconosciuto l’accompagnamento, ha lanciato il 4 luglio una petizione su Change.org che ha già visto superare le 43mila firme. “Ci sono Asl che assegnano alle persone autistiche il contrassegno e altre no, ma questo rappresenta una discriminazione che non possiamo più tollerare, una ingiusta differenziazione tra Comune e Comune”, ha dichiarato al fattoquotidiano.it. “La mia lotta è per vedere riconosciuto questo diritto a tutte le donne e gli uomini con autismo e con disabilità psichica, è una questione di giustizia e rispetto per questi soggetti fragili”.

“Serve una legge che faccia chiarezza e garantisca questo diritto” – La promotrice della petizione si rivolge direttamente al governo e al titolare del dicastero dei Trasporti: “Bisogna porre rimedio il prima possibile a questa forte discriminazione, mi rivolgo in primis al ministro Matteo Salvini, che spesso dice di essere sensibile e vicino alle famiglie dei disabili, per produrre una normativa chiara e inclusiva non solo per chi ha difficoltà di deambulazione ma anche per le persone autistiche e quelle con disabilità psichica accertate dalle Asl con invalidità civile che corrisponde alla massima gravità”. Nel nostro Paese al momento esiste solo un parere scritto non vincolante espresso nel 2015 dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ma non una legge ad hoc. Il dicastero aveva pubblicato una comunicazione spiegando che “il contrassegno potrebbe essere rilasciato a persone, come il disabile psichico, che teoricamente non presentano problemi di deambulazione, ma che proprio a causa della loro specifica patologia, non possono essere considerate autonome nel rapporto con la mobilità e la strada e necessitano comunque della mediazione di terze persone che le accompagnano e gestiscono i loro spostamenti”. Il parere terminava però cosi: “Sarà solo l’Ufficio medico legale dell’Azienda Sanitaria Locale di appartenenza del disabile che, per propria competenza e sotto la propria responsabilità, potrà determinare e certificare, secondo scienza e coscienza, il diritto all’autorizzazione valida su tutto il territorio europeo”. Insomma la politica demandava alle singole Asl di determinare, caso per caso ma a parità di condizione, se concedere oppure no il contrassegno parcheggio auto.

“Sono anni che faccio richiesta ma finora non ho ottenuto nulla” – Giuliani, che da qualche anno vive a Imperia, ha provato a fare richiesta anche agli uffici competenti della Asl ligure ma le hanno risposto che suo figlio non ha i requisiti necessari per ricevere il pass e che, in particolare, non esiste una legge che precisi tale diritto. “Molte volte mi sono vista negare dalla Asl il contrassegno parcheggio disabili per l’auto con cui trasporto e accompagno mio figlio, mi sono recata pure dai Vigili e in Comune più volte, ma non ho mai ottenuto nulla”, scrive Giuliani nella petizione. “Mio figlio cammina, ma male, ha le gambe storte e tende a intraruotare i piedi. Inoltre è sempre molto oppositivo e non ha percezione dei pericoli”, aggiunge. Contattato da ilfattoquotidiano.it, il Comune di Imperia ha risposto spiegando che stando la legislazione vigente spetta “solo all’Ufficio medico legale dell’Asl di appartenenza della persona disabile determinare il diritto all’autorizzazione del contrassegno”, di fatto citando il parere del ministero compente.

“Il problema è nazionale. È molto grave che esistano differenze sull’assegnazione del contrassegno a parità di condizione delle persone che ne hanno bisogno” – A confermare la gravità della situazione che riguarda tutta Italia è la vice presidente dell’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici (Angsa) Benedetta Demartis. “Ancora oggi dobbiamo assistere a interpretazioni soggettive sull’uso del pass per il diritto al parcheggio disabili in molte città italiane – afferma Demartis-. A quanto mi riportano alcune famiglie che hanno un parente con diagnosi di autismo, il contrassegno non sempre viene rilasciato nonostante l’intervento della circolare del ministero dei Trasporti parli chiaramente del suo utilizzo anche per le persone con disabilità psichiche”. Demartis conclude amareggiata: “Dobbiamo ancora spiegare a rigidi funzionari che sì, nostro figlio autistico cammina (a volte anche troppo) ma che fatica a comprendere il pericolo (apposta ha l’accompagnamento), che spesso scappa, oppure che se ha problemi comportamentali in pubblico, diventa difficile trascinarlo nell’auto se questa è parcheggiata distante. Ancora dobbiamo subire discriminazioni”. Soluzione? “È fondamentale che venga scritta una legge che faccia chiarezza e faccia capire a chi fatica a comprendere che certe disabilità non possono sottostare alle interpretazioni soggettive di chi incontriamo (sfortunatamente) nei nostri Comuni o nelle Asl”.

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