La visita alla guardia medica da oggi, martedì 24 luglio, non sarà più gratuita. Costerà 20 euro per chi lavora, studia o è in vacanza a Milano ma non è residente in Lombardia. Se poi si chiede l’intervento del dottore per un controllo a domicilio, la tariffa sale a 35 euro. La notizia è riportata dal Corriere della Sera e, per i sindacati, si tratta di una vittoria attesa da anni. “L’accordo collettivo nazionale del 2005 – ricorda Giovanni Campolongo della sigla Snami – prevede che la continuità assistenziale sia rivolta a chi abita nell’ambito territoriale afferente alla sede di servizio”. Da qui la richiesta di un compenso extra per curare i pazienti iscritti al servizio sanitario di un’altra regione o senza iscrizione.

Sembra quindi concludersi una vicenda tortuosa – ripercorre il quotidiano – cominciata anni fa quando Regione Lombardia e i sindacati dei medici decisero di evitare il pagamento delle visite dei cittadini non residenti ed eliminarono i compensi extra (di 15 e 25 euro). Per contro, fu aumentata di un euro la tariffa oraria versata a tutti i dottori della continuità assistenziale. Da 22 a 23 euro, tutto compreso. Intervenne la Corte dei conti che ritenne “ingiustificato” quell’euro in più, visto che l’accordo collettivo nazionale del 2005 prevede già una “indennità onnicomprensiva” per i medici. I magistrati contabili calcolano tra il 2007 e il 2015 un danno per le casse regionali di 14 milioni di euro, mentre secondo i tecnici di Palazzo Lombardia e i sindacati quell’accordo ha comportato un risparmio. Nel 2019 l’accordo viene sospeso e i medici iniziano a visitare i non lombardi gratuitamente. Nel 2022, il nuovo accordo nazionale riporta esplicitamente la tariffa extra per i pazienti fuori regione. E su questa base poggia la nuova norma che scatta oggi nel Milanese ed è in vigore in altre Ats. I pazienti dovranno pagare direttamente al medico che li visiterà, tramite pos. “Questa è una decisione che va ben oltre Regione Lombardia. Sapete che questo è un accordo che è stato raggiunto a livello sindacale, noi rispettiamo le decisioni che prendono i sindacati con le categorie professionali e non possiamo fare altro che adeguarci” commenta l’assessore al Welfare di Regione Lombardia Guido Bertolaso.

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