Archiviate – come richiesto dalla procura di Brescia – le accuse di epidemia e omicidio colposi per la gestione della pandemia Covid a carico del governatore lombardo Attilio Fontana e altri indagati. Lo ha deciso il Tribunale dei Ministri di Brescia che ha ‘mantenuto in vita’ rimandando gli atti alla Procura solo un’accusa di rifiuto d’atti d’ufficio per non aver applicato il piano antinfluenzale del 2006 a carico di Silvio Brusaferro, Angelo Borrelli, Claudio D’Amario, come tecnici, e dell’ex assessore al Welfare lombardo Giulio Gallera e dell’ex dg Luigi Cajazzo. Per tutti gli indagati sono cadute le accuse principali, dopo l’archiviazione anche di Conte e Speranza.

Secondo i pm bresciani l’epidemia colposa non si configura in quanto, anche sulla scorta della recente giurisprudenza, è un reato commissivo mentre nel caso di specie sono state contestate omissioni. Omissioni che per altro non sono state ravvisate nel parere dei pubblici ministeri, in quanto nei giorni precedenti la chiusura totale dell’Italia, con il lockdown decretato dall’ex premier Giuseppe Conte, erano arrivate proposte e ci si era attivati per cercare di contenere la diffusione del virus.

Il Tribunale dei Ministri lo scorso 7 giugno ha già archiviato le posizioni dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’ex ministro della Salute Roberto Speranza. Per i giudici manca la prova che l’istituzione della zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro avrebbe potuto evitare oltre 4 mila morti. E il nesso di causalità tra decessi e l’assenza di una misura per isolare i due comuni è stata “una mera ipotesi teorica sfornita del ben che minimo riscontro”, così come è impossibile ritenere che il piano pandemico del 2006, non applicato, fosse adeguato per affrontare la situazione di emergenza che era “di assoluta novità”.