Mentre Matteo Salvini invoca maldestramente un’altra pace fiscale mettendo a rischio il pagamento delle rate della rottamazione quater, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini ricorda che “il contrasto all’evasione non è volontà di perseguitare qualcuno”. L’Agenzia vigilata dal Mef “è una amministrazione dello Stato, non un’entità belligerante”, ha detto Ruffini all’evento “Facciamo semplice l’Italia – Entrate in Agenzia”, e combattere l’evasione “è un fatto di giustizia nei confronti di tutti coloro che – e sono la stragrande maggioranza – le tasse, anno dopo anno, le pagano, e le hanno pagate, sempre fino all’ultimo centesimo, anche a costo di sacrifici e nonostante l’innegabile elevata pressione fiscale, e di coloro che hanno bisogno del sostegno dello Stato, erogato attraverso i servizi pubblici con le risorse finanziarie recuperate”. E le “paci fiscali”, lungi dall’aumentare il gettito come Salvini ha continuato a sostenere anche lunedì – “è un vantaggio per lo Stato che incassa una marea di miliardi da usare per stipendi e pensioni” – stando alla ricognizione della Corte dei Conti fanno perdere alle casse pubbliche più di metà dei ricavi attesi.

“Il nostro è un lavoro essenziale per il funzionamento di tutta la macchina pubblica – ha sottolineato Ruffini – perché se vogliamo garantire i diritti fondamentali della persona indicati e tutelati nella nostra Costituzione, servono risorse”. Concetto ricordato a fine maggio anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio nel commentare i contenuti della delega fiscale, che tra flat tax, superamento dell’Irap, revisione della tassazione dei redditi finanziari e applicazione della cedolare secca anche agli affitti di immobili commerciali rischia di tradursi in un taglio del welfare per garantire le necessarie coperture. Questa settimana la delega inizia il suo iter al Senato dove verranno affrontati gli articoli relativi alle sanzioni e alla riscossione, in cui si introducono tra l’altro il concordato preventivo biennale e l’intenzione di depenalizzare la presunta “evasione di necessità”.

L’Agenzia è “al fianco dei cittadini che vogliono continuare ad avere un corretto rapporto con il fisco e assicurare da parte di tutti il pieno e leale rispetto delle regole fiscali“, ha aggiunto Ruffini, anche se negli ultimi anni ha dovuto “fare i conti con il tema della carenza di personale”: nel 2012 “la dotazione organica complessiva delle Entrate era di circa 41mila unità. Da quell’anno, anche a causa del blocco del turn over, il totale dei dipendenti è stato in continua decrescita, fino ad arrivare a meno di 28mila unità al 31 dicembre 2022. Se consideriamo che la pianta organica dell’Agenzia è di circa 44mila unità, la scopertura sfiora il 40%”. Il piano straordinario autorizzato dalla legge di Bilancio “ci consentirà di contare, entro la fine del 2024, su circa 11mila nuove risorse di cui 2.303 sono state assunte nel primo semestre 2023 e altri colleghi arriveranno nei prossimi mesi. Proprio in questi giorni si stanno svolgendo le prove orali del concorso per 900 assistenti tecnici”. Con queste assunzioni, “il totale dei dipendenti salirà nel 2025 a circa 37mila unità, al netto dei pensionamenti. Insomma, inizieremo a “respirare” e questo ci consentirà di lavorare con meno affanno e migliorare ulteriormente la qualità dei servizi”.

Ruffini ha ricordato come con l’attività antifrode – che opera ”spesso attraverso schemi anche transnazionali molto complessi” – l’agenzia è riuscita a “intercettare o bloccare 9,5 miliardi di euro” e “nel 2022 abbiamo recuperato nel complesso la cifra record di oltre 20 miliardi di evasione, il più importante risultato di sempre”. I dati sono stati diffusi a marzo, alla presenza del viceministro dell’Economia Maurizio Leo (FdI) che aveva ribadito come dal suo punto di vista “la sfida è la tregua fiscale” e l’idea è quella di “dire al contribuente: questo è il reddito che devi conseguire, se ti adegui avrai un biennio in cui non avrai ulteriori accertamenti”.

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