Alla fine non è stato nessuno epperò il colpo gobbo che prosciugherà le casse del Senato c’è stato eccome. Spoiler: i vitalizi tornano com’erano prima del 2018. E pure il taglietto sopravvissuto ai ricorsi degli ex è ormai acqua passata: l’austerity imposta dal primo gennaio 2019 agli emeriti di Palazzo Madama è finita il 13 ottobre 2022 e dunque avranno pure diritto a riprendere gli arretrati (ossia a vedersi corrisposto il trattamento ante taglio), da quella data ad oggi. Chi l’ha deciso? Il collegio dei giudici interni in prorogatio dall’inizio della nuova legislatura che ha preso il via ormai 9 mesi fa e composto per oltre metà da ex senatori. E le sorprese non sono finite: la nuova sentenza è passata solo grazie al Pd che si è astenuto. In una situazione di parità (due a favore e due contro) il voto del presidente (l’ex forzista Luigi Vitali) è pesato doppio. Inutile chiedere conferma agli interessati, ma il conto è presto fatto.

Vitali intervistato da Repubblica non ha nascosto il suo voto a favore. E allora chi sono gli altri protagonisti di questo colpaccio? “Io ho votato contro. Degli altri non posso parlare. Posso solo dire che chi si è astenuto sapeva che il voto del presidente valeva doppio” dice Alberto Balboni che invece ancora ha un seggio al Senato con Fratelli d’Italia che gongola, anzi esce proprio dall’assedio che gli hanno riservato i cronisti – ore di travaglio – , causa l’affaire Daniela Santanchè. Ma questa – sui vitalizi – è un’altra storia e ha buon gioco a respingere al mittente ogni sospetto. “Ero contrario e ho votato no perché era un aspetto su cui doveva decidere semmai il collegio di presidenza: la temporaneità del taglio che è stata sancita con questa sentenza è arbitraria nel senso che se il taglio dovesse durare, 3, 5 o 10 anni non dovevamo certo stabilirlo noi essendo una decisione politica”.

A quanto risulta al Fatto ha votato contro anche Pasquale Pepe della Lega (non è più senatore ma in compenso è nel pool insieme ad Armando Siri voluti da Matteo Salvini a Palazzo Chigi che li stipendia lautamente). Oltre al forzista Vitali ad aver votato a favore è stato Ugo Grassi, ex M5S passato alla Lega che ha poi finito l’ultimo scampolo della scorsa legislatura tra i banchi di Noi di Centro: a conti fatti ad astenersi è stata dunque Valeria Valente del Pd il cui telefono squilla a lungo a vuoto.

Non si sottrae invece Grassi (altro ex senatore, come Vitali e Pepe) che è stato anche relatore della pratica che ha portato al ripristino dei vitalizi com’erano. “Sono tornato ad insegnare. Dunque sono fuori dalla politica” premette rispetto alla obiezione scontata: ossia della mandrakata che vale non solo un regalone per gli ex senatori ma pure per l’attuale maggioranza a cui il “vecchio” collegio di giustizia interna, in extremis, ha tolto le castagne dal fuoco. “In coscienza non me la sono sentita di lasciare aperta questa questione, sarebbe stata denegata giustizia e costretto chi ha fatto ricorso a ricominciare daccapo di fronte ai nuovi componenti del collegio su una pratica che noi conoscevamo nei dettagli. Con una prima sentenza provvisoria circa due anni fa avevamo stabilito che i criteri con cui erano stati operati i tagli ai vitalizi erano indifendibili e irragionevoli. Siccome nel frattempo la delibera che li aveva adottati non è stata corretta abbiamo fatto una sentenza ulteriore, quella che sicuramente scatenerà gli haters, in cui stabiliamo che quella riduzione è temporanea in ossequio a quanto stabilito la consulta che aveva deciso che i tagli alle pensioni d’oro potevano essere appunto a tempo, 3 anni. Noi abbiamo detto che i tagli andavano legati alla legislatura che è terminata il 13 ottobre 2022”.

Riassumendo: il taglio dei vitalizi al a Senato approvato nel 2018 e in vigore dal 1 gennaio 2019 è stato prima ridimensionato dalle sentenze degli organi di giustizia interna. E infine del tutto cancellato dal momento che grazie all’ultima sentenza ha già esaurito i suoi effetti nove mesi fa circa: dunque verranno corrisposti pure gli arretrati da allora fino ad oggi. Ma l’ulteriore effetto della sentenza è che si torna al doppio regime: i vitalizi degli ex senatori ante 2012 (anno in cui si passò al sistema di calcolo contributivo degli assegni) torneranno ad essere erogati con il metodo retributivo ossia con un sistema enormemente più favorevole ai beneficiari del trattamento. Questo a meno che il consiglio di presidenza presieduto da Ignazio La Russa non intervenga con una nuova delibera. “Nessuno glielo impedisce, anzi. Nella nostra sentenza diciamo chiaramente che il taglio si poteva e si può stabilire anche in maniera retroattiva. Ma in ossequio alla ragionevolezza che è mancata inizialmente quando su input del Movimento 5 Stelle si è assunta una decisione vendicativa nei confronti degli ex parlamentari considerati casta. Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Io sono a posto con la mia coscienza”, conclude Grassi.

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