Sono un esperto di esami di maturità: ne ho sostenuti due. Il primo nel 1969, quando introdussero l’esame facilitato: due soli scritti, una materia a scelta del candidato e una a scelta della commissione. Uno dei temi era sull’ambiente, e io lo contestai! Ne aveva parlato Nixon, in carica da poco, e scrissi che si trattava di un argomento evocato per distrarre l’opinione pubblica dal vero problema: la guerra del Viet Nam, e di quella parlai. Ovviamente fuori tema, e il presidente della commissione non gradì. Ne fece un punto d’onore e chiese la mia testa. Il membro interno provò a salvarmi, ma io ci misi del mio anche all’orale. Fui uno dei pochi bocciati a livello nazionale, la mia testa rotolò nel cestino per diversi motivi, tutti sacrosanti. Qualche anno dopo, in un discorso alle Nazioni Unite, Indira Gandhi disse cose quasi simili alle mie (ma non credo che avesse letto il mio tema): vi preoccupate dell’estinzione delle tigri e nel mio paese i bambini muoiono di fame per la strada. Fece una fine ben peggiore della mia.

Memore della lezione, alla seconda maturità scelsi un tema “sicuro”. Non scrissi quel che pensavo della Provvidenza del Manzoni: i due si vogliono sposare, un potente non vuole e la Provvidenza manda la peste, così muoiono tutti i cattivi e i buoni coronano il loro sogno d’amore. Quanti Renzi e quante Lucie morirono per quella peste? Come si fa a dire che quella è la Provvidenza? Mi astenni da ragionamenti del genere, molto ricorrenti nella mia carriera scolastica, e scrissi quello che volevano sentirsi dire. Non ricordo se fu sul Fanciullino, sulla Cavallina Storna, La Roba o altre amenità. Mi attenni al copione e me la cavai. All’Università scelsi biologia e mi appassionai all’ambiente e alla biodiversità, contraddicendo la mia contestazione a quel tema che mi costò un anno di liceo in più. La mia vita sarebbe stata diversa se la Provvidenza (del Manzoni) non mi avesse fatto ripetere l’anno.

Guardo le tracce dei temi di quest’anno, e i miei neuroni specchio mi proiettano in quella realtà: mi vedo seduto davanti al foglio bianco, con le tracce. Ovviamente cerco i temi che mi sarei aspettato (come, allora, mi aspettavo il Viet Nam). Quali siano i temi è presto detto. Siamo passati dalla siccità alle alluvioni, il cambiamento climatico sta colpendo duramente il paese: la situazione ci dovrebbe indurre qualche pensierino. E poi c’è il Next Generation Eu, dedicato proprio ai ragazzi (e ragazze) che stanno sostenendo l’esame, grazie al quale il nostro paese ha ricevuto 209 miliardi per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in gran parte assegnati alla transizione ecologica, i cui pilastri sono la biodiversità e gli ecosistemi, appena entrati nella Costituzione.

Non c’è traccia di tutto questo, nelle tracce. Trovo la Nazione, e il naso di Cleopatra, su cui avrei scritto volentieri, per farmi bocciare di nuovo, offrendo il petto al plotone d’esecuzione. Non avrei usato il naso di Cleopatra, però. Avrei sviluppato un ragionamento analogo: come sarebbe stata la letteratura italiana se Dante fosse riuscito ad entrare nelle grazie di Beatrice (mi piacciono gli eufemismi, e poi la parola trombare non è foriera di buoni giudizi, alla maturità) e Leopardi in quelle di Silvia? O se D’Annunzio fosse stato impotente? Il ruolo delle pulsioni sessuali insoddisfatte o soddisfatte nella storia della letteratura italiana, ecco di cosa avrei scritto. E non solo. Avrei parlato dell’effetto Lewinsky, la stagista che portò Clinton quasi all’incriminazione, per un rapporto che il presidente non considerò pienamente sessuale, ma che scandalizzò gli Usa: il presidente ha mentito! Nessuno si scandalizzò per le menzogne di Bush sulle armi di distruzione di massa (che non c’erano) e che portarono a una guerra che ha cambiato il corso della storia.

Mi sarei messo di nuovo nei guai. Nel tempo concesso per scrivere il tema avrei scritto che le tracce sono fuori dal mondo, spiegando perché, proponendo quello che secondo me sarebbe stato degno di profonda discussione, discutendolo. Avrei spiegato che la teoria del caos formalizza in modo elegante la storia del naso di Cleopatra, basta un niente e la storia cambia. Avrei spiegato come la storia corra sui binari dei vincoli degli attrattori, ma che sono le contingenze che la determinano, con una bella supercazzola, usando paroloni, paragonando il naso di Cleopatra al battito delle ali di una farfalla. E avrei contestato tutto il sistema educativo dicendo che l’ontogenesi della cultura ne deve ricapitolare la filogenesi, e che l’apprendimento deve essere induttivo. Solo in seguito si passa alle deduzioni astratte. Le astrazioni prive di sostanza, da imparare a memoria, dalle poesie ai teoremi, generano docili automi ricchi di informazioni e poveri di conoscenza. E lo avrei dimostrato sfidando la commissione a ricostruire il cammino dell’acqua che nel nostro corpo diventa plin plin, collegando funzionalmente le strutture degli apparati digerente, circolatorio, respiratorio ed escretore, alla luce del metabolismo cellulare. Salendo in piedi sulla cattedra come Elliott Gould durante il suo esame ne L’impossibilità di essere normale: bocciato!

Comunque, ragazzi (e ragazze) non seguite il mio esempio, siate subdoli e dite loro quel che vogliono sentirsi dire. A me è andata bene ad essere bocciato, ma non vale la pena rischiare.

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