La sentenza della Consulta del 18 aprile scorso sembrava aver aperto uno spiraglio per la posizione di Alfredo Cospito. Per l’anarchico è stato chiesto l’ergastolo dalla procura generale nel processo d’appello bis, ripreso oggi a Torino, per le azioni della presunta organizzazione terroristica Fai-Fri. La causa è dedicata al ricalcolo della pena per uno solo degli episodi contestati, l’attentato – il 2 giugno 2006 – alla scuola Allievi carabinieri di Fossano (Cuneo). In aula l’accusa è stata sostenuta dai pg Francesco Saluzzo e Paolo Scafi.

Il processo è ripreso dopo una pronuncia della Corte Costituzionale che ha sancito la possibilità di dichiarare la prevalenza dell’attenuante del ‘fatto lieve’ sulla recidiva anche per il reato di ‘strage politica’, contestato a Cospito. L’anarchico, durante il suo intervento, in videocollegamento dal carcere di Sassari, ha criticato il regime di 41 bis (“la vera faccia della Repubblica”) e ha citato casi di detenuti morti negli ultimi tempi dicendo anche di sentirsi moralmente responsabile del decesso di due persone entrate in sciopero della fame sull’onda della ‘canea mediatica’ che si era sviluppata intorno al suo caso. “La mia vicenda processuale – ha affermato – è stata usata come una sorta di clava da una parte politica, il governo, contro un’altra parte politica, la cosiddetta opposizione. Il mio trasferimento da una sezione all’altra in previsione dell’arrivo dei parlamentari del Pd è un esempio lampante di come il 41 bis sia stato strumentalizzato a fini politici”.
Per l’anarchico il 41 bis è, fra l’altro, uno strumento “usato per mettere il bavaglio a una generazione di mafiosi che lo Stato ha usato e poi tradito rinchiudendoli qui sino alla morte per tappare loro la bocca ed evitare che emergano i segreti oscuri della Repubblica”. Cospito ha definito “ridicole” le “accuse su un’alleanza fra anarchici e mafiosi”.

Cospito è imputato per due ordigni ad alto potenziale piazzati dentro cassonetti per i rifiuti vicini a uno degli ingressi della Scuola, il 2 giugno del 2006 ed è stato condannato a 20 anni. Ma la Cassazione aveva riqualificato il reato come strage politica, punita con l’ergastolo, imponendo ai magistrati di dover rideterminare la pena. Sono stati proprio i magistrati piemontesi a investire la Corte costituzionale. A Fossano non ci furono né morti né feriti, ma solo danni. Per questo, secondo la Corte d’appello di Torino, si potrebbe riconoscere l’attenuante dei fatti di lieve entità, che ridurrebbe la pena di un terzo. Nel caso di Cospito, condannato con la sua compagna Anna Beniamino per quell’attentato, c’era però un ostacolo insormontabile perché dichiarato recidivo reiterato e l’articolo 69 del codice penale impediva fino a oggi che in un caso come il suo si potesse applicare lo sconto di pena. Di qui la richiesta alla Consulta di pronunciarsi proprio su quella norma, che secondo i magistrati sarebbe contraria al principio di proporzionalità della pena e alla sua finalità rieducativa. Ma l’accusa ha deciso di chiedere comunque il fine pena mai. La sentenza sarà emessa il 26 giugno.

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