Grillo Reloaded, “ricaricato” come il Neo/Keanu Reeves di Matrix?

Chi visita da qualche anno questo blog sa che considero il sedicente “Elevato” un pasticcione iomaniaco, specializzato in confusionismi vari e per di più destrorso, mentre non ho mai nascosto un prudente apprezzamento per Giuseppe Conte, il cui secondo governo è stato a mio parere il migliore degli ultimi decenni, e una dichiarata simpatia per il movimento Cinquestelle (a prescindere dal terribile appellativo impostogli, che sembra l’insegna di una pensione da riviera romagnola). Del resto mi ha sempre irritato l’incredibile botta di fortuna per cui l’ex comico e il suo sodale-suggeritore GianRoberto Casaleggio riuscirono a mettere il cappello anzitempo sopra l’italica versione di un’insorgenza politico-sociale a livello mondiale, quale quella degli Indignados/Occupy-Wall-Street, depistandola e incasinandola soprattutto grazie alle fisime pseudo-up-to-date del perito industriale feticista del capello. Appesantendola di un personale politico assolutamente improbabile, quanto sottomesso ai capricci e alle interlocuzioni spesso imbarazzanti del duo al comando (dall’abominevole uomo delle navi – l’armatore “in rosso” Vincenzo Onorato di Moby – allo scienziato di Palazzo nuclearista, filo-fossili e anti-ambiente Roberto Cingolani).

Da qualche tempo, dopo reiterati vaneggiamenti e autogol, il mio illustre (?) concittadino sembrava essersi messo definitivamente da parte, lasciando intravvedere alla fine dell’anno scorso una sorta di riciclo in atto; da battistrada di un nuovo corso politico a profeta di un nuovissimo misticismo religioso: “l’Altrovismo”, che celebra i propri riti nella fantomatica Chiesa dell’Altrove.

Una mutazione evidentemente non andata a buon fine, dunque non in grado di soddisfare i deliri di onnipotenza grilleschi. Sicché – vista la mala parata e il disinteresse generale che ha accompagnato la sua nuova versione messianica – il Nostro viene indotto a tentare di riprendere il controllo della sua vecchia creature; il M5S, che Conte sta faticosamente traghettando dall’onirico alla concretezza di soggetto politico alternativo alla vigente partitocrazia berlusconiana e post-berlusconiana. Attento ai temi della disuguaglianza come a quelli della pace (seppure – in questo caso – proponendo una versione semplicistica, inconsapevole del fatto che l’attuale slavomachia è la nuova scossa tellurica di un ben più vasto smottamento del sistema-Mondo: dalla centralità americana all’imminente avvento di un caos sistemico, che potrebbe rivelarsi più inquietante del viale del tramonto imboccato dal secolo stelle-e-strisce).

Quindi, l’unico ostacolo alla riappropriazione di Grillo del suo giocattolo è rappresentato dall’avvocato del popolo, l’attuale segretario che si sbatte per salvare il salvabile forte del patrimonio di apprezzamenti personali di cui ancora gode. Ma che viene vissuto, secondo quanto trapela dalla corte di Sant’Ilario, come reo di un’appropriazione indebita. Per questo – stando agli spifferi – Grillo vorrebbe utilizzare Chiara Appendino per schiodare Conte dalla leadership. Ennesima mossa meramente distruttiva e – comunque – non andata a buon fine perché la ex sindaco torinese – forse non un colosso politico ma certo una persona per bene – non ha dato segni di lasciarsi strumentalizzare dal neo Saturno con capelli cotonati (quello che fa i figli e se li mangia). Che comunque persiste.

Intervenendo a sorpresa alla marcia ad alto tasso identitario di sabato scorso (no alle armi, lotta contro la precarizzazione del lavoro), non ha perso l’occasione di delegittimare il promotore della manifestazione irridendolo agli occhi dei propri presunti followers (“raccogliete progetti e mandateli a Conte. Prima o poi capirà”), per poi sproloquiare ambiguamente di “brigate di cittadinanza e passamontagna” e così offrire assist a chi vuole mettere zeppe sul percorso di avvicinamento tra i 5S e il Pd della nuova segretaria Elly, seppure titubante come tutti gli ospiti in casa d’altri.

Difatti i renziani dichiarati o inguattati non si sono fatti pregare per dare fiato a polemiche che bloccano l’opposizione al governo Meloni (ma non proprio sgradito ai Calenda e alle amazzoni dell’italo-saudito Matteo, Paita e Boschi). Maneggi avallati dallo stranito Grillo, mentre la restaurazione antidemocratica va avanti e un batrace in doppiopetto, ex giudice asceso alla poltrona di guardasigilli, si vendica della magistratura, che lo ha sempre trattato da macchietta, promuovendo una riforma della giustizia platealmente dedicata al massacratore di legalità Silvio Berlusconi.

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