Mancano due giorni all’udienza preliminare nel corso della quale, il 25 maggio, il gup deciderà se mandare a processo i due imputati nell’inchiesta sul triplice omicidio dell’ambasciatore italiano nella Repubblica democratica del Congo, Luca Attanasio, del Carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e dell’autista del Programma alimentare mondiale (Pam), Mustapha Milambo. Ma oggi, 23 maggio, è convocato anche il Consiglio dei ministri, l’ultima occasione dell’esecutivo per decidere o meno di costituirsi parte civile nel processo. Mentre nella serata di lunedì il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, si è limitato a dire che l’esecutivo “deciderà il da farsi nell’interesse del Paese e della verità, il processo va avanti e tuteleremo l’interesse nazionale nel modo migliore possibile”, agli appelli dei genitori del diplomatico e del carabiniere si aggiunge anche quello della neonata Associazione Amici di Luca Attanasio.

Il direttivo ha infatti diffuso una lettera indirizzata alla Presidenza della Repubblica e alla Presidenza del Consiglio nella quale si chiede una presa di posizione netta, dopo la rivelazione del Fatto Quotidiano secondo la quale non vi sarebbe l’intenzione da parte del governo di Giorgia Meloni di essere parte civile nel procedimento per non creare attriti con le Nazioni Unite e il Pam, dato che l’Agenzia continua a invocare l’immunità per i suoi due funzionari imputati per omicidio colposo e omesse cautele: Rocco Leone e Mansour Rwagaza. “Egregi Presidenti, abbiamo appreso dalla stampa l’intenzione dell’Avvocatura dello Stato di non partecipare all’udienza preliminare del 25 maggio del processo in corso a Roma per l’omicidio dell’Ambasciatore Luca Attanasio e del Carabiniere scelto Vittorio Iacovacci – si legge nella missiva – Portiamo qui alla Vostra attenzione la necessità che lo Stato italiano si costituisca parte civile in questo processo, per accertare mandanti ed esecutori dell’omicidio dell’Ambasciatore Luca Attanasio e del Carabiniere scelto Vittorio Iacovacci, in quanto rappresentanti e servitori dello Stato, caduti durante lo svolgimento delle loro funzioni in circostanze ancora da chiarire”.

Parole che fanno eco all’appello lanciato dal padre del diplomatico, Salvatore Attanasio, in un’intervista al Fatto Quotidiano nella quale ha chiesto una risposta chiara e diretta al suo quesito: “Sono più importanti le relazioni con le Nazioni Unite o l’onore di un Paese che deve pretendere verità e giustizia per i suoi caduti e per la loro memoria? Lo Stato deve far vedere da che parte sta“.

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