ambasciatore ucciso

Attanasio, l’inchino all’Onu: Chigi resta fuori dal processo

Roma - Fino a ieri nessuna costituzione di parte civile. La nota della Fao al pm che indaga sui suoi funzionari: “A rischio i rapporti con il governo”

20 Maggio 2023

“Ricordare Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci non è solo un dovere istituzionale, ma un atto di giustizia e di amore. Verso le loro famiglie (…) che possono contare sul sostegno delle Istituzioni per conoscere la verità su quei tragici fatti. Verso la nostra Nazione, che con orgoglio può rendere omaggio al sacrificio di due servitori dello Stato…”.

22 febbraio scorso, secondo anniversario della morte dell’ambasciatore italiano in Congo e del carabiniere che gli faceva da scorta: Giorgia Meloni non manca di ricordarli con parole toccanti sullo sfondo di patria e famiglia. Eppure, passato il tempo delle commemorazioni, la Presidenza del Consiglio non ha ancora dato mandato all’Avvocatura dello Stato per costituirsi parte civile nel processo a carico di due funzionari del Pam (Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite), accusati di omissioni nell’organizzazione del viaggio durante il quale Attanasio e Iacovacci rimasero uccisi nel corso di un tentativo di sequestro (sei congolesi sono stati condannati all’ergastolo nel loro Paese).

Il prossimo 25 maggio si terrà l’udienza preliminare del procedimento italiano. Palazzo Chigi ha qualche giorno per costituirsi parte civile, ma secondo quanto risulta al Fatto, ancora ieri mattina nulla era stato comunicato all’Avvocatura dello Stato. La scelta del governo, anche per il caso Attanasio, potrebbe essere la stessa presa in altri contesti: è già stata revocata la costituzione di parte civile nei processi a Berlusconi (a Milano e a Bari); nel caso della strage di Piazza della Loggia invece la richiesta è arrivata in ritardo ed è stata respinta dal giudice. E poi c’è stato il procedimento a carico dei torturatori di Giulio Regeni: Meloni e il ministro Tajani, convocati dal gup, non si sono presentati, causa “segretezza” dei colloqui con il presidente egiziano Al-Sisi.

A pesare sul procedimento per la morte di Attanasio però potrebbe essere una questione “diplomatica” che riguarda l’immunità (o meno) dei due dipendenti del Pam. E il Pam è un’agenzia dell’Onu, il che vuol dire anche gli alleati americani. Così il sospetto è che Chigi stia prendendo tempo per non turbare le sensibilità diplomatiche.

Giovedì prossimo, dunque, si terrà l’udienza preliminare. Gli indagati sono due dipendenti del Pam in servizio nella Repubblica democratica del Congo, per i quali la Procura di Roma a novembre scorso ha chiesto il rinvio a giudizio. Sono accusati di non aver predisposto “per negligenza, imprudenza e imperizia, ogni cautela idonea a tutelare l’integrità fisica dei partecipanti alla missione” di quel 22 febbraio 2021. Quando la Procura ha iscritto i due funzionari è stato sollevato un problema di immunità, che però il pm Sergio Colaiocco ha escluso.

Non è dello stesso avviso la Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, come ha scritto nelle note inviate al Comando dei carabinieri del ministero degli Affari esteri. Nella “nota verbale” del 30 luglio 2021, la Fao riferisce su quello che descrivono come un “grave incidente” avvenuto l’8 giugno 2021 a Roma quando uno dei due funzionari è stato interrogato dal pm. Convocato come persona informata sui fatti, la sua posizione si è trasformata in indagato. “L’organizzazione – riporta la nota del 30 luglio 2021 – ha l’onore di richiamare lo status giuridico del Pam quale organo congiunto e sussidiario della Fao e le Nazioni Unite, i privilegi e immunità che il programma e i propri funzionari godono…”. Si spiega poi che il Pam ha acconsentito che il dipendente “venisse sentito esclusivamente sulla base di una cooperazione volontaria e senza pregiudizio alcune a dette immunità…”. Nella nota si esprime “seria preoccupazione” per l’iniziativa della Procura, a loro detta “in evidente violazione degli accordi fra il Pam e le autorità italiane”. E poi si aggiunge: “Il mancato rispetto da parte del pm di detti accordi rischia di nuocere a una lunga e positiva tradizione di cooperazione e sostegno reciproco fra Fao, Pam e governo italiano”. Sarà il giudice a decidere sull’immunità. Di certo il messaggio dell’agenzia Onu non è stato accolto dal pm, convinto che tale privilegio non sia contemplato. Si può dire lo stesso della Presidenza del Consiglio? O è questa la ragione della mancata costituzione di parte civile? Vedremo cosa accadrà da qui al 25 maggio e se Chigi vorrà essere presente in aula.

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