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Covid al Giro d’Italia, Ricciardi: “Il virus fa ancora danni”. Bassetti: “No, fa più paura ai ciclisti che ai medici”

Covid al Giro d’Italia, Ricciardi: “Il virus fa ancora danni”. Bassetti: “No, fa più paura ai ciclisti che ai medici”
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Il virus “fa ancora danni perché continua a circolare in maniera importante. E dove viene cercato, purtroppo si trova. Lo stiamo vedendo nello sport, con l’esclusione di atleti importanti dal Giro d’Italia. Ma anche molti concerti vengono annullati a causa del virus, seppure non sempre viene detto ufficialmente”. Questa è la posizione di Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma, dopo il ritiro dal Giro d’Italia del ciclista belga Remco Evenepoel, campione del mondo e leader della classifica, risultato positivo al Covid. Altri casi tra i ciclisti sono emersi nei giorni scorsi e al via della decima tappa odierna c’è stata un’altra sfilza di ritiri. Su tutt’altra posizione invece Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova, che in merito alla decisione degli organizzatori di ripristinare l’obbligo di mascherine commenta: “Sembra che il Covid del 2023 faccia più paura ai ciclisti che non ai medici“.

In particolare il ritiro di Evenepoel, dopo aver appena conquista la maglia rosa vincendo la cronometro di Cesena, ha scatenato non poche polemiche. Il medico della sua squadra, la Soudal Quick Step, accusa proprio l’organizzazione del Giro di “negligenza e poca professionalità”. Ma c’è anche chi insinua che Evenepoel abbia alzato bandiera bianca troppo presto. Per Ricciardi, intervistato da Adnkronos Salute, il boom di casi al Giro “era prevedibile perché, come ha spiegato l’Oms, è finita l’emergenza, ma non la pandemia“. “Se facessimo i test anche alla popolazione generale, avremmo gli stessi risultati di quelli che stiamo vedendo nello sport”, aggiunge. Per l’esperto quindi resta necessario vigilare, anche con i tamponi: “E’ chiaro che si pagherà pegno, come sta succedendo nel ciclismo. Ma è meglio pagare questo prezzo piuttosto che favorire ondate di contagi, che ripartiranno, come probabile, in autunno“.

Su Twitter invece esprime il suo punto di vista Matteo Bassetti: “Ormai in Italia” la mascherina “non è più un dispositivo di protezione individuale – osserva l’esperto – ma un mezzo di protezione degli organizzatori di competizioni sportive. Niente. Non si riesce a tornare alla normalità. Povera Italia”. Se la prende direttamente con Evenepoel invece il presidente della Federazione ciclistica italiana, Cordiano Dagnoni, che a LaPresse dice: “Se è stata dichiarata la fine della pandemia, deve essere finita veramente. Oggi si entra anche negli ospedali senza mascherina, a Milano ho diversi esempi, e quelli sono luoghi più delicati. E’ paradossale che un corridore che vince la crono e mette la maglia rosa, quindi sta bene, poi deve essere estromesso perché positivo”. Evenepoel “doveva continuare – sostiene Dagnoni – a mio avviso si sta svilendo quello che è il valore di una corsa così importante, senza ora più protagonisti che avrebbero dato lustro al Giro. Dispiace molto, veramente sono quasi sorpreso da questo presa posizione così forte. Speravo prima in Ganna, poi in Evenepoel”. “Se il corridore vince – prosegue il numero uno della Fci – sta bene e se sta bene deve correre”.

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