Il nuovo vaccino a mRNA progettato da Genentech e BioNtech per contrastare il cancro al pancreas sembra associato a risultati preliminari incoraggianti. A esaminare i dati uno studio, riportato sulla rivista Nature e condotto dagli scienziati del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. Il gruppo di ricerca, guidato da Vinod Balachandran, ha eseguito una sperimentazione clinica di fase I per valutare l’efficacia e la tollerabilità di un vaccino adiuvante autogene cevumeran, un farmaco individualizzato sviluppato contro l’adenocarcinoma duttale pancreatico (PDAC).

Il PDAC, spiegano gli esperti, è la neoplasia del pancreas più diffusa, ed è considerato molto letale, tanto che negli Stati Uniti rappresenta la terza causa di morte per cancro. In Italia, invece, secondo i dati più recenti dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), nel 2022 sono stati stimati 14.500 nuovi casi. A un anno dalla diagnosi, il tasso di sopravvivenza si attesta attorno al 34 e al 37,4 per cento rispettivamente negli uomini e nelle donne. Dopo cinque anni, invece, i valori scendono all’11 e al 12 per cento rispettivamente per controparti maschili e femminili. Ricerche precedenti hanno suggerito che il fumo possa rappresentare un potenziale fattore di rischio, insieme all’età e al consumo eccessivo di alcol e caffè.

In questa analisi, il team ha coinvolto un gruppo di 16 pazienti con adenocarcinoma duttale pancreatico non operabile, ai quali è stato somministrato il vaccino adiuvante autogene cevumeran. Il farmaco, basato su neoantigeni a RNA messaggero, è stato utilizzato in combinazione con chemioterapia e immunoterapia. Altri 15 pazienti sono stati sottoposti a un regime chemioterapico a quattro farmaci. Nel 50 per cento dei partecipanti trattati con il vaccino sono state riscontrate risposte sostanziali delle cellule T. Il farmaco sembrava pertanto in grado di indurre una robusta risposta immunitaria contro il PDAC.

Nel corso del follow-up, durato 18 mesi, gli esperti hanno osservato che le risposte immunitarie elevate nei pazienti erano correlate a tempi più lunghi di recidiva. Anche nei partecipanti che non mostravano alcuna risposta al vaccino sono stati però osservati tempi di progressione più elevati rispetto ai soggetti non trattati. Gli scienziati precisano quindi che il vaccino era in grado di indurre un buon livello di immunità. L’adiuvante sembrava pertanto “elicitare” una sostanziale attività delle cellule T, inducendo una recidiva ritardata del carcinoma.

Questi risultati, sottolineano gli autori, evidenziano il potenziale dei vaccini a mRNA individualizzati nel trattamento dell’adenocarcinoma duttale pancreatico. “Sebbene il campione fosse piuttosto esiguo – scrivono gli studiosi – il nostro lavoro supporta la possibilità di proseguire le ricerche e avviare una sperimentazione del vaccino in un gruppo più ampio ed eterogeneo”.

“Abbiamo dimostrato – concludono gli esperti – che l’adiuvante autogene cevumeran in combinazione con atezolizumab e mFOLFIRINOX, è sicuro e ben tollerato dai pazienti e genera risposte immunitarie importanti nelle cellule T con un buon tasso di efficacia e una persistenza fino a due anni dalla somministrazione. Questi dati incoraggianti potrebbero aprire la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti per i pazienti affetti da adenocarcinoma duttale pancreatico”.

Valentina Di Paola

Lo studio

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