Alla vigilia delle elezioni amministrative di Imperia, dove al sindaco uscente Claudio Scajola il centrosinistra schiera il commissario di polizia Ivan Bracco (che sull’ex ministro dell’Interno negli scorsi anni ha condotto sei inchieste), i due principali candidati si incontrano al mercato di fronte ai banchetti dei propri sostenitori. “Scajola è un monarca, e come tutti i monarchi hanno un inizio e una fine” commenta Bracco a proposito dell’amministrazione cittadina, da oltre 50 anni è in mano a sindaci della famiglia del fedelissimo di Berlusconi: “Ho lasciato la politica nazionale 7-8 anni fa – ricorda Scajola – rimane il mio impegno per la città”.
“È assurdo che qualcuno metta in dubbio che un servitore dello stato possa candidarsi a sindaco – polemizza Bracco – mentre sembra normale che una persona condannata in primo grado, con il processo ancora in corso, non ritenga opportuno, da un punto di vista morale, farsi da parte in attesa della chiusura dell’iter giudiziario”. Il botta e risposta (a distanza) si conclude con Scajola che non perde occasione di citare il Fatto: “Se si è arrivati al punto che l’avviso di garanzia per il Fatto Quotidiano e per altri è diventata già una condanna a morte significa che si pongono fuori dal regime della democrazia, fondata sui tre gradi di giudizio e sul rispetto delle sentenze”.
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Imperia, Schlein toglie il Pd dall’imbarazzo e punta sul commissario che aveva indagato Scajola: l’ex ministro di Berlusconi senza i simboli di FdI, Lega e FI

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