In tempo di siccità una pioggia mediatica non ha smesso di imperversare su Vicenza, nelle settimane cruciali precedenti alle elezioni comunali di domenica e lunedì prossimi. Lo scatenatissimo ufficio stampa di Palazzo Trissino, sede istituzionale della città, ha inondato gli organi d’informazione con una mole così intensa di comunicati che alla fine qualcuno si è insospettito. Per prima, la pugnace redazione del giornale web Vicenza Più, che ha cominciato a segnalarlo, visto che a contendersi la poltrona di sindaco sono in lizza sette candidati, non il solo primo cittadino uscente Francesco Rucco, con una coalizione di centrodestra. Se n’è accorta la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Erika Baldin, che ha presentato un esposto al Comitato regionale per la comunicazione (Corecom), il quale, fatta una debita istruttoria sui comunicati asseritamente responsabili di intervento a gamba tesa nella campagna elettorale, ha girato il malloppo all’AgCom che controlla il rispetto delle norme che disciplinano la comunicazione istituzionale in prossimità delle elezioni.

L’authority ha considerato che alcuni comunicati abbiano travalicato quel limite, diventando una forma di autopromozione, ripresa dalla stampa e dalle emittenti radiotelevisive locali, visto che “sono caratterizzati dal requisito dell’impersonalità, ma non da quello dell’indispensabilità per l’efficace assolvimento delle funzioni dell’ente”. Una violazione che, paradossalmente, ha trovato conferma nelle stesse giustificazioni dell’amministrazione in carica. I comunicati, infatti, riguardavano eventi turistici o sportivi, ma anche informazioni “con finalità di riduzione dell’allarme sociale legato alla sicurezza urbana”, “rendicontazione dell’utilizzo di risorse economiche per opere e lavori pubblici”, “azioni per la tutela dell’ambiente”. Di tutto un po’. Anzi, di troppo, perché intercettavano temi da campagna elettorale. Così l’Agcom ha ordinato al Comune di rimuovere i comunicati autopromozionali e di pubblicare sulla pagina web, per 15 giorni, “un messaggio recante l’indicazione di non rispondenza di dette pubblicazioni a quanto previsto” dalla legge. Il Comune di Vicenza lo ha fatto, anche se in una forma che appare piuttosto incomprensibile a chi non abbia la pazienza di andare a leggersi le norme citate.

L’identità politica di Rucco galleggia trasversalmente in tutto il centrodestra. Ha militato dal 2000 al 2009 in Alleanza Nazionale, poi è passato al Popolo delle Libertà fino al 2013, quindi è stato eletto in consiglio comunale con la lista civica della leghista Emanuela Dal Lago, ma non ha mai militato nel partito di Matteo Salvini rimanendo quindi un indipendente di centrodestra. Come tutti i sindaci uscenti declama: “Molto è stato fatto, moltissimo è pronto per essere concretizzato”. Come dire che il lavoro non può interrompersi.

Chi non la pensa così è Giacomo Possamai, capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale e principale avversario di Rucco. “Usciamo da anni molto grigi, di immobilismo. Non solo non si sono affrontati i problemi di quartiere, ma non c’è stata neppure una visione per la città. Noi di progetti ne abbiamo tanti e vogliamo realizzarli”. Un esempio: “Una proposta green: in cinque anni pianteremo 100mila alberi”. Che lo scontro sia circoscritto a Rucco e Possamai lo dicono gli ultimi sondaggi noti. Soltanto che gli analisti di Rucco, vedono il sindaco uscente davanti, se non addirittura vincitore al primo turno. I dati in mano a Possamai sostengono il contrario, ovvero che il consigliere regionale dem è in vantaggio. La città è spaccata in due.

Il centrosinistra, in ogni caso, non sembra aver capito la lezione arrivata poche settimane fa da Udine. Al primo turno l’abbraccio del Pd con Carlo Calenda e Matteo Renzi non aveva portato benefici e solo al ballottaggio, con la convergenza dei 5 Stelle, l’ex rettore Alberto De Toni era riuscito a strappare la vittoria al centrodestra. Possamai, infatti, ha stretto alleanza con quattro civiche, una delle quali è espressione del cosiddetto Terzo polo, ovvero Grande Vicenza-Azione/Italia Viva. Adesso, per evitare lo strappo con il Movimento in vista del ballottaggio, minimizza. “In realtà Grande Vicenza è una lista civica che già sta all’opposizione. Io ho raccolto tutte le forze di centrosinistra, mentre il M5s ha preferito andare da solo al primo turno”.

L’avvocato Edoardo Bortolotto sostiene i temi identitari dei 5 Stelle: “Ho accettato la mia candidatura civica nella lista Movimento, col quale ho condiviso sin dagli albori la comunanza di idee e progetti in ambiti per me fondamentali quali l’ambiente, il sociale, la salute e la partecipazione attiva dei cittadini all’amministrazione della cosa pubblica. In questa magnifica città non c’è alcun altro partito o movimento intenzionato a porre al primo posto il cittadino, l’ambiente, la salute, la sicurezza e il principio stellato di ‘zero consumo di suolo’”. In una terra che fu democristiana, e che poi passò con Forza Italia e con la Lega, il quadro dei candidati è completato da due ex assessori, Claudio Cicero e Lucio Zoppello, da Annarita Simone (Unione Popolare,Pci e Partito del Sud) e dal medico Stefano Crescioli (lista di ispirazione No Vax).

Articolo Precedente

Riforme, Meloni punta a spaccare le opposizioni: “Speravo coese, ma sono molto variegate le loro posizioni”

next
Articolo Successivo

Morti in bicicletta, Milano è ancora la città dei record e la giunta Sala interverrà (forse) entro il 2024. Obbligo di sensori per i camion? A Londra funziona

next