Dopo che l’11 dicembre scorso Claudio Campiti sparò alle persone che partecipavano a un’assemblea di condominio a Fidene (Roma), ci si chiese come fosse stato possibile che il 57enne utilizzasse un’arma portata via da un poligono di tiro. I morti furono quattro e tre le persone ferite. Oggi arriva la notizia che è stato disposto il sequestro preventivo dell’armeria del poligono di tiro di Tor di Quinto a Roma dove prese la pistola con cui tolse la vita a Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi, Sabina Sperandio e Fabiana De Angelis, durante la riunione del consorzio Valleverde in un gazebo di via Monte Gilberto. La giudice per le indagini preliminari, Emanuela Attura, accogliendo la richiesta della Procura ha disposto il sequestro prescrivendo “l’espresso divieto di effettuare il noleggio, a qualunque titolo, delle armi di proprietà del Tiro a Segno Nazionale-Sezione Roma e che abbiano accesso alle linee di tiro esclusivamente i soggetti titolari di una autorizzazione di pubblica sicurezza, se muniti di un’arma di esclusiva proprietà”. Questa mattina i carabinieri del nucleo investigativo di via in Selci hanno notificato il provvedimento apponendo i sigilli all’armeria.

Nell’ambito dell’inchiesta del pm Giovanni Musarò coordinata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, oltre a Campiti, a cui vengono contestate le accuse di omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi, tentato omicidio, in riferimento alle due persone rimaste ferite, e il porto abusivo di armi, risultano indagati il presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un dipendente addetto al locale dell’armeria: nei confronti del presidente si ipotizzano reati relativi alla custodia e vigilanza delle armi e in concorso con il dipendente sul controllo delle armi. In particolare il presidente del poligono avrebbe, secondo l’accusa, omesso di adottare le “cautele” necessarie a custodire le armi “nell’interesse della sicurezza pubblica e ad impedire che le armi “una volta prelevate dall’armeria fossero portate fuori dalla struttura”. Si contesta dunque di “aver omesso di adottare prescrizioni e direttive volte a imporre che le armi noleggiate fossero consegnate direttamente sulla linea di tiro”.

Inoltre il presidente del poligono e il dipendente, in concorso con Campiti avrebbero avuto “una condotta causalmente rilevante e che ha consentito a Campiti, soggetto privo di porto d’armi’ di portare in luogo aperto al pubblico la pistola Glock”. Secondo quanto ricostruito l’arma era stata consegnata dal dipendente a Campiti all’interno dell’armeria “affinché percorresse i 247 metri che separano l’armeria dalla porta di accesso all’impianto con linee di tiro a circa 25 metri, attraversando necessariamente il parcheggio posto in prossimità dell’uscita, luogo aperto al pubblico perché chiunque aveva la possibilità di accedervi senza legittima opposizione di chi su quel luogo esercitava un potere di fatto e di diritto”.

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