Un video circolato in rete mostra l’esplosione di quello che sembra un drone vicino a un pennone in cima al Palazzo del Senato del Cremlino, con due persone non identificate – ma rimaste illese – che si arrampicano in cima all’edificio. In un altro si vede un principio di incendio sulla stessa struttura. Per la Russia un attacco terroristico orchestrato da Kiev, per il think tank americano Isw (Institute for the study of war) un’operazione messa a punto dallo stesso Cremlino per “portare la guerra nelle case dei russi e creare le condizioni per una più ampia mobilitazione sociale“, perché “diversi indicatori suggeriscono che l’attacco sia stato organizzato internamente e messo a punto intenzionalmente“.

Per l’attacco con due droni al Cremlino, che secondo Mosca rappresenta un “attentato terroristico al presidente Putin, la Russia ha direttamente puntato il dito contro Kiev, promettendo una rappresaglia. Magari con “l’eliminazione fisica” di Volodymyr Zelensky, ha suggerito l’ex capo dello Stato Dmitry Medvedev, paragonandolo a Hitler. Ma Zelensky ha negato qualsiasi coinvolgimento, e ha dichiarato che droni e tentativi di assassinio sono solo “manipolazioni” messe in scena dalla Russia per coprire la sua debolezza sul terreno. “Noi non attacchiamo Putin o Mosca“, ha assicurato Zelensky, aggiungendo che Kiev intende “lasciare” il leader russo al giudizio di una Corte internazionale. Mosca, gli ha fatto eco il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak, è solo alla ricerca di un pretesto per scatenare “un attacco terroristico su larga scala”. A rincarare la dose Mikhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino, che parla di “una messinscena assoluta”. “Il Cremlino, un drone, due organizzatori sui gradini del Palazzo del Senato, una pausa di 12 ore prima della pubblicazione, video simultanei da diverse angolazioni: una messa in scena. Assoluta..”, scrive Podolyak su Twitter. Poi prosegue: “Cosa NON è una messa in scena e cosa richiede una vera reazione. Primo: L’omicidio di massa deliberato dalla Russia di 23 civili a Kherson nello stesso giorno. Secondo: il posizionamento dimostrativo di grandi quantità di esplosivo in una delle sale turbine della centrale nucleare di Zaporizhzhia“. “Stabilite le vostre priorità!”, conclude il post.

Al contrario c’è chi ritiene che l’arrivo dei droni sul Cremlino sia stato architettato da Kiev come l’incidente che potesse provocare una reazione equivalente da parte di Mosca, e convincere gli alleati occidentali a un invio massiccio e inedito di armi a Kiev. Mentre da Washington il segretario di Stato americano Antony Blinken ha fatto sapere che gli Usa al momento non possono confermare nulla, esortando comunque a “prendere con le pinze” tutte le notizie che arrivano da Mosca. Ma ad accusare anche gli Stati Uniti è stato direttamente il portavoce del Cremlino, Peskov: “I tentativi di Kiev e Washington di negare tutto questo sono assolutamente ridicoli. Sappiamo bene che le decisioni su tali azioni e tali attacchi terroristici non vengono prese a Kiev, ma a Washington. E Kiev sta già facendo cosa gli viene detto di fare”, ha detto Peskov, aggiungendo che “spesso anche gli stessi obiettivi non sono determinati da Kiev ma da Washington“.

Peskov ha detto che in quel momento Putin non era presente nell’appartamento presidenziale e che nella giornata del 3 maggio ha lavorato nella sua residenza di Novo-Ogaryovo, poco fuori Mosca. Ma alcuni frammenti dei droni sarebbero caduti all’interno delle mura fortificate, opera dell’architetto italiano Aristotele Fioravanti. Uno sfregio senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale, quando le bombe naziste si abbatterono sul complesso presidenziale. Nella capitale russa tuttavia il timore si diffonde per possibili clamorosi attacchi mentre si avvicina la data del 9 maggio, anniversario della vittoria sul nazismo nella Seconda guerra mondiale. In diverse città sono state annullate le tradizionali parate militari, ma non sulla Piazza Rossa, dove tutto si svolgerà da programma, ha fatto sapere il Cremlino. Mentre su Mosca e San Pietroburgo sono vietati da oggi i voli di droni.

La giornata del 3 maggio – che secondo gli ucraini ha visto anche 16 persone uccise nei bombardamenti russi sulla regione di Kherson – si era aperta per Mosca con la notizia di un incendio di una cisterna di carburante da 20mila metri cubi provocato dall’impatto di un drone in un deposito nella regione di Krasnodar, sul Mar d’Azov, non lontano dal ponte di Crimea, preso di mira da un attentato nell’ottobre scorso. Poco dopo i servizi di sicurezza interni (Fsb) davano la notizia dell’arresto di sette agenti ucraini in Crimea, accusati di volere organizzare attentati contro i dirigenti politici della penisola annessa alla Russia nel 2014. Il canale Telegram Baza, inoltre, ha parlato di un attacco con cinque droni durante la notte contro un aeroporto militare nella regione russa di Bryansk, vicino al confine ucraino. E nel pomeriggio è stato reso noto il ritrovamento di un altro drone precipitato solo un centinaio di chilometri a sud-est di Mosca, nell’area di Kolomna. Infine, è arrivata l’accusa a Kiev di avere cercato di eliminare Putin, con la relativa minaccia di ritorsioni. Per Yevgeny Prigozhin, capo della compagnia militare privata Wagner, impegnata in prima linea nella battaglia del Donbass, non c’è dubbio: gli attacchi dei droni, insieme a “un grandissimo aumento dell’attività dell’aviazione nemica e lungo la linea di contatto”, sono il segno che la controffensiva ucraina “è già cominciata”.

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