Fact checking

Concessioni portuali, stadi e reti di teleriscaldamento: perché la Ue ha bloccato la terza rata del Pnrr e di chi è la colpa. Due misure sono di Draghi, una di Meloni

Dietro lo stop - Il teleriscaldamento, gli Stadi a Firenze e Venezia, la legge “porti”

Di Chiara Brusini e Virginia Della Sala
5 Aprile 2023

Per colpa di chi, ma pure perché: le tre misure del Pnrr su cui si concentrano le riserve della Commissione Ue per il via libera alla terza rata dei fondi europei cambiano di continuo genesi e motivazione. Il ministro agli Affari Ue, Raffaele Fitto, non ha esitato ad attribuire all’ex premier Mario Draghi la responsabilità di queste scelte, mentre il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, ha proprio parlato di “piano frettolosamente elaborato dal Governo Conte-2”. Anche i contenuti sono fumosi: le incertezze sulle concessioni portuali, i casi degli stadi di Firenze e Venezia e le reti di teleriscaldamento sono entità prive di causa-effetto. Proviamo allora a fare chiarezza.

Nodo Porti.
Anche se il testo nasce ai tempi dell’ex ministro per la Mobilità sostenibile Enrico Giovannini, il primo provvedimento che ha fatto storcere il naso ai funzionari europei porta la data del 28 dicembre 2022 e la firma dei ministri delle Infrastrutture, Matteo Salvini, e dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Il “regolamento recante disciplina per il rilascio di concessioni di aree e banchine” negli oltre 300 porti italiani è uno dei tasselli attuativi della legge sulla concorrenza faticosamente approvata nell’estate 2022 a cavallo della caduta del governo Draghi. Il regolamento, in nome del principio di competizione tra operatori inserito nel Pnrr, doveva definire i criteri di assegnazione e individuare la durata delle concessioni. Oggi sono in gran parte pluridecennali e di competenza delle Regioni: quella per il molo di Taranto assegnata nel 2019 ai turchi di Yilport varrà addirittura per 49 anni. Ma il testo non fissa una durata massima e consente alle Autorità portuali di prorogarle fino a 5 anni per il “recupero degli investimenti” o per mantenere “la funzionalità della concessione”. La scelta non sta bene a Bruxelles, che chiede anche un’altra cosa: sull’assegnazione delle concessioni deve vigilare un’autorità indipendente. Per la Commissione, infatti, le Autorità portuali dovrebbero essere sì enti pubblici ma di natura giuridica privata, al punto da imporre loro nel 2020 di modificarne il regime fiscale. Ne è nato un contenzioso ancora aperto.

Teleriscaldamento.
È l’altra misura su cui la Commissione ha sollevato dubbi. Già contenuto nella primissima versione inviata a Bruxelles – ma priva di qualsiasi dettaglio (il cosiddetto district heating è citato una sola volta) – se ne riparla col Pnrr di Draghi nel 2021, che gli assegna 200 milioni. L’Italia emana nell’estate 2022 il primo avviso pubblico col relativo decreto per assegnare i fondi. Poi cade il governo e il 6 ottobre (c’è ancora Draghi) arriva la proroga del termine per la presentazione delle domande causa “disservizi” del sito. Dopo vari ritardi, due giorni prima di Natale il Mase riesce a selezionare i 29 progetti ammessi alla graduatoria. Il target viene quindi conteggiato come raggiunto a dicembre 2022. Eppure il governo la settimana scorsa ha fatto sapere che Bruxelles “ha messo in dubbio l’ammissibilità di alcuni interventi selezionati”.

Nel dettaglio, il problema riguarda il fatto che – come si legge nell’avviso pubblico e come confermato al Fatto da fonti vicine al dossier- sia stata prevista l’incentivazione della cosiddetta “cogenerazione ad alto rendimento” (Car), che include l’uso del gas: l’Ue preferisce ci si limiti alle rinnovabili. L’Italia ora potrebbe avere due attenuanti: la prima è che non ha mai nascosto le sue intenzioni sulla Car, la seconda è che nella recente direttiva Ue sull’efficienza energetica le vengono riconosciuti sostegni fino al 2030.

Stadi.
Il pasticcio dello Stadio Franchi di Firenze nasce sotto il governo Draghi. Nell’aprile 2021 si era deciso di finanziare la riqualificazione col fondo complementare al Pnrr. Non sarebbe stato un problema, visto che sono soldi italiani. La struttura ha però un vincolo della Soprintendenza e i lavori erano stati inseriti nel “Piano strategico dei grandi attrattori culturali”, gestito dal ministero allora guidato da Dario Franceschini. I 95 milioni previsti però non bastavano e l’anno dopo il Comune di Firenze candida il Franchi a ricevere anche un contributo a valere sulle risorse europee dell’investimento Piani urbani integrati, destinato a migliorare la vivibilità delle periferie. Cosa c’entrasse uno stadio di serie A non era chiaro, ma il 22 aprile 2022 gli allora ministri dell’Economia e dell’Interno, Daniele Franco e Luciana Lamorgese, con decreto riservano al progetto 55 milioni. La Commissione non è convinta della coerenza tra quel finanziamento e l’obiettivo dei Piani, che fanno parte della missione del Pnrr dedicata a inclusione e coesione sociale.

Stessi dubbi sul “Bosco dello Sport” di Venezia, una cittadella con stadio e palasport cara al sindaco Luigi Brugnaro che è anche patron della squadra di basket Reyer Venezia. Ha ottenuto 93,5 milioni dal Pnrr che si aggiungono ai 190 messi dal Comune. Stando alla presentazione ufficiale il Bosco dovrebbe “promuovere la socialità tramite la condivisione di momenti di sport informale, musica e intrattenimento culturale”. Le opposizioni (M5S e Verdi) ne avevano contestato fin dall’inizio l’incompatibilità con gli obiettivi europei, anche perché il progetto comprende grosse opere di urbanizzazione e notevole consumo di suolo.

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