L’Unione europea mette il veto sui fondi del Pnrr destinati agli stadi di Firenze e Venezia. Così, con la necessità di sbloccare i 19 miliardi di euro della terza rata, il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, ha annunciato lo stop ai progetti: “Gli interventi del Bosco dello Sport di Venezia e dello stadio Franchi di Firenze non potranno essere rendicontati a valore delle risorse Pnrr – si legge in una nota – I servizi della Commissione, infatti, a seguito di un ulteriore approfondimento istruttorio, hanno confermato la non eleggibilità di entrambi gli interventi nell’ambito dei Piani Urbani Integrati (PUI) delle rispettive città metropolitane”.

Il titolare del dicastero in quota Fratelli d’Italia ha spiegato che la decisione arriva su richiesta diretta della Commissione europea. Un atto obbligato, insomma, per poter arrivare allo sblocco dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: “La Commissione ha richiesto al governo di adottare gli atti necessari alla formalizzazione di quanto comunicato” sull’esclusione del Bosco dello Sport di Venezia e dello stadio Franchi di Firenze dal Pnrr “per finalizzare la positiva verifica di tutti gli obiettivi al 31 dicembre 2022, necessari allo sblocco della terza rata da 19 miliardi di euro. Il governo nei prossimi giorni verificherà e attiverà ogni azione necessaria per assicurare il tempestivo sblocco della rata“.

I Piani urbani integrati, ricorda Fitto, “erano stati approvati con decreto del ministro dell’Interno di concerto con il ministro dell’Economia e delle Finanze il 22 aprile 2022. A fronte delle osservazioni pervenute a fine Marzo 2023, il governo, il 4 Aprile, ha convocato i sindaci delle città metropolitane di Venezia e Firenze al fine di acquisire ogni elemento utile per superare le criticità segnalate. Elementi poi trasmessi alla Commissione e oggetto di due ulteriori incontri tecnici. Ieri sera i servizi della Commissione europea, pur apprezzando lo sforzo del governo, hanno confermato l’ineleggibilità degli interventi dello Stadio di Firenze e del Bosco dello Sport di Venezia che pertanto non potranno essere rendicontati a valore delle risorse Pnrr”.

Tra i più delusi c’è ovviamente chi sul progetto aveva messo la faccia, come il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che parla di “danno grave e ingiusto” per la città: “Siamo profondamente delusi per questa decisione dell’Unione europea sulla quota di finanziamento di 55 milioni di euro del Pnrr sul progetto di restauro e riqualificazione dello stadio Franchi di Firenze, che non è semplicemente uno stadio ma un monumento nazionale vincolato dallo Stato – si legge in una nota – Attendiamo di apprendere le motivazioni reali, ma a noi è sempre stata chiara la correttezza del procedimento, tanto è vero che lo Stato più di un anno fa ha attribuito alla Città Metropolitana e al Comune di Firenze tale finanziamento con un apposito decreto interministeriale sul quale nessuno fino a ieri aveva mosso formali obiezioni”. Secondo il primo cittadino toscano, “Firenze subisce un danno grave, ingiusto e ingiustificabile e perde 55 milioni di euro del Pnrr pur avendo rispettato tutti i tempi imposti dalle regole europee e avendo ricevuto ben 40 autorizzazioni. C’è chi ha remato contro Firenze e la Fiorentina e c’è chi ancora spera che lo stadio Franchi faccia la fine dello stadio Flaminio dello stesso architetto Nervi, abbandonato e degradato. Un buco nero nel quartiere di Campo di Marte“. Il sindaco però promette che l’amministrazione ha intenzione di andare avanti: “Noi non ci arrendiamo minimamente! Non fermiamo la procedura di gara pubblica già avviata, anche perché attualmente il progetto è destinatario del finanziamento statale del Ministero della Cultura per 140 milioni di euro circa che non possiamo perdere. Inoltre abbiamo speso già 8,5 milioni di euro nella progettazione e nella verifica della progettazione. A questo punto chiediamo allo Stato italiano di lavorare insieme a una soluzione per sostituire la quota mancante e coprire quindi l’intero importo, anche perché il nuovo stadio di Firenze è parte del piano di candidatura degli Europei di Calcio 2032 già presentato ufficialmente dalla Figc e dalla Uefa”.

D’accordo con la linea Ue, come già ribadito negli scorsi mesi, è invece Matteo Renzi che su Twitter commenta: “L’Unione europea conferma quello che tutte le persone di buon senso hanno sempre pensato. Non si possono usare i soldi del Pnrr per rifare lo stadio della Fiorentina. I soldi dell’Europa devono andare alle case popolari e alle scuole, non per gli stadi di Serie A. Adesso c’è solo una strada: autorizzare la Fiorentina a fare i lavori al Franchi a proprie spese seguendo il progetto che la società ha già presentato con l’abbattimento delle curve“.

Quello dell’Artemio Franchi è un dossier che il governo Meloni ha ereditato dall’esecutivo Draghi. Nell’aprile 2021 si era deciso di finanziare la riqualificazione col fondo complementare al Pnrr, con soldi italiani. La struttura ha però un vincolo della Soprintendenza e i lavori erano stati inseriti nel “Piano strategico dei grandi attrattori culturali”, gestito dal ministero allora guidato da Dario Franceschini. I 95 milioni previsti però non bastavano e l’anno dopo il Comune di Firenze candidò il Franchi a ricevere anche un contributo proveniente dalle risorse europee dell’investimento Piani urbani integrati, destinato a migliorare la vivibilità delle periferie. Così il 22 aprile 2022 gli allora ministri dell’Economia e dell’Interno, Daniele Franco e Luciana Lamorgese, con decreto riservano al progetto 55 milioni.

Simile il discorso per il “Bosco dello Sport” di Venezia, una cittadella con stadio e palasport cara al sindaco Luigi Brugnaro che è anche patron della squadra di basket Reyer Venezia. Ha ottenuto 93,5 milioni dal Pnrr che si aggiungono ai 190 messi dal Comune. Stando alla presentazione ufficiale, l’opera dovrebbe “promuovere la socialità tramite la condivisione di momenti di sport informale, musica e intrattenimento culturale”. Le opposizioni (M5S e Verdi) ne avevano contestato fin dall’inizio l’incompatibilità con gli obiettivi europei, anche perché il progetto comprende grosse opere di urbanizzazione e notevole consumo di suolo.

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