Lo scorporo dei due progetti per gli stadi di Firenze e Venezia ha aperto l’ultima fase della valutazione dell’Ue sulla terza tranche di fondi del Pnrr da 19 miliardi. Ma difficilmente la Commissione darà il suo giudizio entro la deadline prevista del 30 aprile. La luce verde arriverà con più probabilità a maggio. C’è soprattutto un progetto sul quale i funzionari di Palazzo Berlaymont si stanno dilungando: quello relativo alla riforma delle concessioni portuali prevista nel regolamento firmato lo scorso dicembre dai ministri delle Infrastrutture Matteo Salvini e dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Venerdì scorso il ministro Raffaele Fitto ha visto Salvini che – ha twittato – “ha illustrato i contenuti delle linee guida necessarie a completare il raggiungimento della millestone relativa alle concessioni portuali, obiettivo necessario al completamento delle verifiche degli adempimenti per l’ottenimento della terza rata”.

Il testo di dicembre, come già raccontato dal Fatto, non fissa una durata massima e consente alle Autorità portuali di prorogarle fino a 5 anni per il “recupero degli investimenti” o per mantenere “la funzionalità della concessione”. Bruxelles contesta quei punti e chiede che sull’assegnazione vigili un’autorità indipendente, perché ritiene che le Autorità portuali siano sì enti pubblici ma di natura giuridica privata. Secondo Il Sole 24 Ore le ultime revisioni vanno proprio in questa direzione. I due progetti di rigenerazione urbana che includevano il nuovo stadio di Firenze e il Bosco dello Sport di Venezia spariscono, invece, dal Pnrr italiano e sembrano destinati ad essere finanziati con fondi nazionali. Il loro scorporo, tuttavia, non dovrebbe intaccare l’entità della terza tranche di pagamenti (19 miliardi) se la Commissione non considererà le due milestone come rilevanti per la sua valutazione. L’ultimo nodo riguarda il teleriscaldamento: per sostituire i progetti contestati in quanto incentivano la “cogenerazione ad alto rendimento”, che include l’uso del gas, si farà un nuovo bando.

Un eventuale sì alla terza rata chiude solo la prima sfida della trattativa tra il governo Meloni, il ministro Fitto e Bruxelles sul nuovo Pnrr. Anche i 27 obiettivi da raggiungere entro fine giugno per ricevere la quarta richiederanno in diversi casi delle modifiche, a partire dall’obiettivo relativo agli asili nido su cui i Comuni hanno alzato bandiera bianca chiamando in causa il ministero dell’Istruzione. Per quanto riguarda le stazioni di rifornimento ad idrogeno sulla rete stradale il bando chiuso a marzo ha consentito di identificare solo 36 progetti rispetto ai 40 previsti dal Pnrr.

Intanto la Corte dei Conti Ue, in una relazione stilata per 6 Paesi membri, ha rilevato per l’Italia “scarsa chiarezza” sui risultati attesi dalle misure finanziate dal Pnrr per la digitalizzazione delle scuole e “notevoli ritardi“, in alcune regioni, sul programma di connettività a banda larga degli edifici scolastici. Tanto che è a rischio che “il raggiungimento dell’obiettivo di un gigabit di connessione entro il 2025 per l’intero territorio nazionale”. Criticità che Roma è chiamata ad eliminare parallelamente al lavoro per aggiornare il suo piano con l’aggiunta del capitolo RePowerEu e l’eventuale spostamento di alcuni progetti per cui la deadline del 2026 è sufficiente alla programmazione dei fondi strutturali e di coesione per il settennato 2021-27. A Roma si starebbe poi valutando l’ipotesi di includere alcune risorse del Next Generation nel nuovo regime degli aiuti di Stato previsto dal piano per il rilancio dell’industria verde in Europa. Se ne parlerà in occasione della revisione del bilancio europeo attesa in estate.

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