Concerti di pentole e coperchi sbattuti con mestoli e cucchiai di legno. La corrente elettrica tagliata nei luoghi dove è atteso in visita il presidente della Repubblica. Blitz improvvisi e selvaggi di manifestanti in luoghi che simboleggiano il potere e il sistema capitalista. In Francia non si fermano le proteste contro la riforma delle pensioni e, anzi, assumono forme ogni giorno più creative e capaci di unire trasversalmente fasce diverse della popolazione. E così Emmanuel Macron, in tour nel Paese per tentare l’impresa ormai impossibile di farsi vedere più vicino ai cittadini, si trova a essere inseguito da contestazioni continue. Con il risultato che, ogni giorno, a diventare virale online è una delle nuove forme di contestazione che si sono inventati i manifestanti.

Gli episodi ormai sono quotidiani. Il 20 aprile il presidente della Repubblica si è presentato a Ganges, in Occitania, per partecipare a una tavola rotonda all’interno di una scuola per parlare dei salari degli insegnanti. Peccato che, al momento dell’arrivo, è saltata la corrente. “E’ un uomo che cammina solo, ora cammina al buio”, ha detto a Sud Radio il segretario locale del sindacato Cgt Serge Ragazzacci rivendicando l’azione. Risultato: l’incontro è stato spostato nel cortile dell’istituto e la foto di Macron costretto a stare all’aperto dai manifestanti è diventata tra le più condivise nel giro di pochi minuti. Ma non è stata neanche l’unica scena che ha scatenato ilarità in rete: tra i più cliccati c’è sicuramente il video dei gendarmi che hanno perquisito i militanti arrivati per contestare il presidente e hanno sequestrato pentole e coperchi. “È un ordine della prefettura”, si è giustificato uno degli agenti mentre chiedeva a un ragazzo di lasciare in macchina un piccolo pentolino. Intanto il presidente della Repubblica si faceva immortalare mentre dichiarava: “A casa mia le padelle servono per far da mangiare”. Ma la battuta non ha avuto l’effetto sperato. Non è andato meglio al video di lui mentre, ostentando disinvoltura (con tanto di maniche di camicia arrotolate) parla nel cortile della scuola con a fianco due giovanissimi studenti con il volto impassibile e serissimo: “Vi siamo vicini”, hanno twittato a decine. “Tenete duro”. Macron, in quella tavola rotonda, ha promesso un aumento di stipendio per gli insegnanti, ma anche in quel caso il messaggio non ha lasciato grande impressione.

Scene di contestazioni simili c’erano state meno di 24 ore prima: Macron il 19 aprile ha visitato una fabbrica di legname in Alsazia ed è stata tagliata la corrente poco prima del suo arrivo e riallacciata appena dopo la partenza. “La visita non è stata particolarmente perturbata dall’accaduto”, hanno fatto sapere le fonti governative. Ma intanto foto e video erano già ovunque. Anche perché il suo giro tra la folla non è stato più fortunato: “Fatemi stringere la mano”, ha esordito un signore avvicinandosi a Macron con aria provocatoria, “al presidente più schifoso della Quinta Repubblica”. E un altro, poco dopo, lo ha fermato solo per dire: “Voglio vedere il presidente di questo governo corrotto”. Tutto immortalato dalla telecamere e subito condiviso.

Alle contestazioni spontanee di poche persone poi, si affiancano i blitz selvaggi con obiettivi mirati. L’ultimo il 20 aprile: un gruppo di manifestanti ha fatto irruzione nella sede della borsa di Parigi con lacrimogeni e bandiere. Un’azione fatta per colpire i simboli del potere economico e ribadire che la protesta va oltre la riforma delle pensioni. E anzi, chiede cambiamenti radicali del sistema. Non era la prima volta. Proprio in concomitanza degli ultimi due scioperi generali, gruppi di militanti hanno fatto irruzione prima nel sito del fondo di investimento BlackRock e poi nella sede del colosso del lusso Luis Vuitton. Sempre nella Capitale. Gesti in linea anche con quanto fanno, in occasione delle manifestazioni, le frange più radicali: a essere colpite sono le vetrine di banche, assicurazioni e negozi legati a marchi di multinazionali. Una scelta mirata e che raramente vede eccezioni.

Così, mentre a livello ufficiale sindacati e associazioni si preparano alla “mobilitazione eccezionale” del prossimo primo maggio, sul territorio e in tutto il Paese continuano le azioni. “Non possono più andare da nessuna parte”, scrivono i manifestanti in rete. “Macron solo una cosa non può decidere: quando smetteremo di protestare”. La “casserolade”, ovvero il concerto di “casserole” (pentole e padelle) è solo una delle ultime iniziative ed è stata presa in prestito da decine di contestazioni del passato. L’idea è tornata lunedì 17 aprile quando, mentre Macron parlava alla nazione, è stato lanciato un appello ad andare in contemporanea davanti ai Comuni per fare rumore. E da quel momento le padelle non sono più state abbandonate. Intanto i presidi sono continui e diversi. Tra chi è impegnato in prima linea, ad esempio, c’è l’associazione Attac che lavora da anni per la giustizia fiscale, sociale ed ecologica: ha creato una mappa che aggiorna in tempo reale. Basta andare online e si trovano tutte le proteste giornaliere, ma soprattutto sono segnalati gli spostamenti degli esponenti del governo. Perché lo spirito ormai è quello di far sentire la propria voce in ogni occasione possibile. Soprattutto quelle più sorvegliate. E se ne è bene accorta anche la premier Elisabeth Borne: il 19 aprile ha presieduto un incontro con alcuni giovani, accuratamente selezionati a Matignon. Una rassegna già prevista e rodata, che non avrebbe dovuto contemplare fuori programma. E invece, una studentessa 21enne, a sorpresa, ha preso il microfono: “Noi ci siamo astenuti alle elezioni presidenziali per non dover scegliere tra la peste e il colera”, ha detto fissando una Borne incredula. “Se siamo davvero la priorità, lasciateci il posto. Io ho 21 anni e voi ne avete il triplo, avete avuto 41 anni per capire e per imparare ad ascoltare”. Insomma, il messaggio è chiaro: per il momento nessuno spazio di contestazione è lasciato vuoto. Che a Macron piaccia o meno.

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