Cosa scegliere tra il flagello della flavescenza dorata, che sta colpendo i vitigni non solo in Veneto, ma anche in Nord Italia, e i rischi per la salute causati da un potente pesticida, il Clorpirifos, il cui impiego da un paio d’anni è stato vietato dall’Unione Europea? Il dilemma si pone dopo che alcuni focolai sono stati riscontrati sulle colline del prosecco, a Conegliano e Valdobbiadene (in provincia di Treviso), oltre che in Valpolicella (Verona). L’allarme si è esteso in altre regioni ed ecco che a dicembre è partita la richiesta di deroga, per consentire l’applicazione del prodotto, tra giugno e luglio, in un’unica soluzione. Finora il ministero della Salute non ha risposto.

Subito è scattata la protesta per la salute dei consumatori. “La Regione vuole proteggere il prosecco e non la salute dei veneti”, denuncia il consigliere regionale dem Andrea Zanoni in una interrogazione. E spiega: “Il Clorpirifos è un pesticida neurotossico, provoca danni allo sviluppo mentale dei bambini e può determinare casi di riduzione del quoziente intellettivo, disabilità psichica e autismo. Per questo l’Europa ne ha vietato l’impiego a partire da gennaio 2020, ma in Veneto è ancora utilizzato contro alcuni insetti dannosi”.

Zanoni cita gli studi scientifici “che negli Usa hanno portato al divieto totale dell’insetticida, tanto per uso domestico (ancora nel 2001) quanto agroalimentare (nel 2021)”. Si riferisce, poi, alle dichiarazioni dell’endocrinologo Ernesto Rorai, che il 31 marzo ha partecipato a Vittorio Veneto alla conferenza “Pesticidi e Salute-Gli interferenti endocrini”, organizzata dal Comitato Marcia Stop Pesticidi e Isde Medici per l’ambiente. “Rorai ha affermato che questo pesticida, nei nati da madri esposte durante la gestazione o l’allattamento, ha causato insulino resistenza, diabete mellito, disturbi neurologici, dislipidemia. Per questo ha spiegato che l’uso di tali sostanze deve essere vietato”.

Dalla parte della Regione interviene l’assessore all’Agricoltura, il leghista Federico Caner. “Non è solo il Veneto, ma tutto il Nord Italia. L’alternativa è stare senza vino, perché la flavescenza divora in serie i vigneti. Questa è una pandemia, siamo in piena emergenza. L’iniziativa è del Servizio Fitosanitario Centrale, d’intesa con le Regioni e con il ministero dell’Agricoltura. Se ne è discusso nella Commissione politiche agricole, tutte le Regioni sono d’accordo perché la flavescenza dorata è diffusa in mezza Italia”. Caner aggiunge: “L’uso del Clorpirifos è ancora consentito nei frutteti. Non si capisce perché non lo si possa usare, con giudizio, per salvare i vigneti”.

A causare la flarvescenza dorata è la cicalina, un insetto che succhia la linfa dalle viti, contagiandole. Gli ambientalisti sostengono che si debbano cercare soluzioni alternative, senza danno per l’uomo. Replica di Caner: “Non sono altrettanto efficaci e ormai la situazione è drammatica. Quale sarebbe la soluzione di Zanoni? Tagliare alla radice interi vigneti? Purtroppo qualcuno l’ha già dovuto fare, ma se la ricetta fosse questa dovremmo azzerare dell’intero settore vitivinicolo per almeno tre anni, aspettando che nuove piante crescano e maturino”.

Controreplica di Zanoni: “Il Veneto è già una regione sommersa dai pesticidi, anche nelle zone protette dall’Unesco: nel 2021 ne sono stati venduti qualcosa come 15,8 milioni di chilogrammi, equivalenti a 3,26 chili per abitante. Non dimentichiamo che tra il 2010 e il 2022 la superficie di terre ad uso vitivinicolo è esplosa passando da 74.897 a 101.165 ettari. La Regione ha concesso di insediare talmente tanti vigneti, uno accanto all’altro, che si è creato un corto circuito pericolosissimo: più vigneti, più insetti, più pesticidi. Con conseguenze devastanti per la salute, a partire da quella dei bambini, e per l’ambiente e la biodiversità”.

Il rifiuto del superpesticida è venuto anche dal Consorzio del Prosecco Docg. Il direttore Diego Tomasi, intervistato da Il Corriere del Veneto, spiega: “La strategia di lotta è basata principalmente sul corretto utilizzo dei principi attivi esistenti e autorizzati, stiamo usando quelli dell’annata scorsa e segnalando i vigneti non correttamente gestiti che diventano cassa di espansione di focolai”. Il presidente Stefano Zanette aggiunge: “Abbiamo più volte espresso la nostra contrarietà ad una deroga al Clorpirifos, pur comprendendo le ragioni che hanno spinto ad avanzare una tale richiesta, vista la complessità della situazione. Noi ci siamo attivati per attuare tutte le soluzioni più idonee per far fronte al dilagare del fenomeno con le pratiche attualmente ammesse e il supporto della ricerca. La valutazione spetta comunque al ministero della Salute”.

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