Cento euro ai primi della classe. L’idea che fa discutere il mondo degli esperti dell’educazione, è dell’istituto superiore “Scalcerle” di Padova che nei giorni scorsi ha organizzato la “serata delle eccellenze” attribuendo un bonus di cento euro agli studenti con una media superiore al nove. Ai ragazzi che hanno conquistato questo traguardo oltre alla consegna di un attestato di merito è andata anche la somma in denaro.

Una decisione presa dal consiglio d’istituto che ha riconosciuto 56 studenti su 1600: una spesa di 5.600 euro, prevista nel bilancio della scuola. Un’iniziativa che ha mandato su tutte le furie la “Rete degli studenti” che in un comunicato ha parlato di “un sistema che pretende la competizione a tutti i costi e in questo caso al costo di 100 euro con il tuo compagno di banco, nelle scuole come nelle università”.

Ma a essere in disaccordo sono anche gli esperti: il pedagogista Daniele Novara e il maestro scrittore Franco Lorenzoni che ha da poco pubblicato “Educare controvento. Storie di maestre e maestri ribelli”(Sellerio) sono contrari mentre lo psicoterapeuta Alberto Pellai e la psicologa e pedagogista Silvia Vegetti Finzi si dicono favorevoli a patto che il tutto “sia ben comunicato”.

A spiegare al Fatto Quotidiano.it la logica di questa premiazione è la vice preside dell’istituto padovano Mila Tellin: “In tutti gli ambienti di lavoro c’è un riconoscimento al merito. Non vedo perché non ci dev’essere a scuola. Le posso garantire che l’iniziativa viene accolta in maniera positiva da tutti, anche dai compagni che non raggiungono questa media. Ho letto le contestazioni della Rete degli studenti ma qui non c’è alcuna competizione: allo “Scalcerle” abbiamo tutti gli strumenti perché tutti i nostri studenti possano raggiungere la media del nove. Il nostro è solo un incentivo all’impegno”.

La professoressa, inoltre, ricorda che vengono premiati anche altri ragazzi, in altri ambiti: sportivi, sociali. Parole che non piacciono al pedagogista piacentino Daniele Novara: “Faccio una domanda: che scuola vogliamo? La questione va inquadrata in questo interrogativo. L’idea che emergano le eccellenze ci porta a una visione dell’istruzione solo selettiva. Questa è la scuola che mette l’asticella che salta solo chi è già predisposto: chi ha una casa piena di libri, i genitori laureati. Questi studenti li puoi riconoscere fin dal primi giorno di lezione”.

Novara lancia una provocazione: “Se proprio si vogliono dare dei riconoscimenti si attribuiscano a chi ha fatto maggiori progressi considerando il punto di partenza. Quando queste cerimonie saranno fatte per questo motivo allora avremo a che fare con una scuola che cambia davvero”.

Lorenzoni che ha ricevuto la laurea honoris causa in scienze delle formazione primaria alla “Bicocca” e all’Università di Palermo è allibito: “È orribile. Non sono contrario a premiare chi è bravo ma bisogna capire come. Perché la scuola dovrebbe dare dei soldi? Può offrire loro un viaggio, ad esempio, magari proprio con i compagni che vanno meno bene. Va detto, tra l’altro, che probabilmente i più bravi sono figli dei più ricchi. Qui emerge il merito più becero”.

Di tutt’altro parere Pellai: “La scuola deve riflettere la vita reale. Rischiamo di abolire il concetto di merito come se non debba essere visto a tutela di chi non riesce a ottenerlo. Tutto sta nel vedere il piano di contratto educativo, di chi quella premialità non la riceverà mai. Dipende dalla logica con cui la scuola sostiene anche gli studenti che fanno più fatica. Il rischio è che quando uno ce la fa non si possa festeggiare il suo successo”. Nemmeno Silvia Vegetti Finzi è contraria a quanto fatto a Padova ed esclude che inneschi competizione: “Cento euro sono un simbolo, un riconoscimento all’impegno. I ragazzi hanno bisogno di sostegni positivi. Certo è importante vedere come il tutto è stato accompagnato, quale narrazione è stata usata per non creare contrapposizione tra ragazzi”.

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