Che le votazioni comunali di Udine costituiscano un appuntamento importante nel panorama del Friuli lo dimostra il fatto che in due giorni consecutivi sono arrivate le due prime donne della politica italiana. La neo segretaria del Pd Elly Schlein ha fatto il pienone al teatro Palamostre, con 300 persone rimaste fuori, mentre la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è intervenuta oltre che a Trieste anche a Udine. La piazza del capoluogo friulano è, infatti, quella che può riservare qualche sorpresa in un panorama regionale piuttosto orientato verso la vittoria del centrodestra. La sfida di Udine marca la divisione tra i dem e i Cinquestelle, a causa dell’accordo raggiunto (quando il segretario era ancora Enrico Letta) con Azione di Carlo Calenda e Italia viva di Matteo Renzi. Se ci sono questi ultimi due, non possono esserci gli esponenti grillini, che infatti corrono in proprio. Teoricamente potrebbe essere il preludio per la riconferma del sindaco uscente, eppure qualcosa di inaspettato può accadere.

Pietro Fontanini, leghista maroniano, insegnante, si ripresenta per fare il sindaco dopo un mandato non certo entusiasmante. Eppure la logica dell’usato sicuro ha prevalso e si trova a condurre una classica coalizione di centrodestra. Oltre alla Lista civica Fontanini sindaco, sono raggruppate Identità civica, Lega Friuli Venezia Giulia per Salvini premier, Fratelli d’Italia, Unione di centro e Forza Italia. Fontanini è un leghista di lungo corso, visto che fu eletto presidente del Consiglio regionale addirittura nel lontano 1993, ha fatto il parlamentare e poi il presidente della Provincia di Udine dal 2008 al 2018. Il Pd ha risposto presentando Alberto Felice De Toni, docente universitario di Ingegneria ed ex rettore dell’ateneo, un personaggio di indubbio peso che corre assieme ad Azione-Italia viva e all’Alleanza Verdi e Sinistra. La scelta di puntare sul duo Calenda-Renzi (che ha come regista l’onorevole Ettore Rosato) è frutto di un semplice calcolo: a settembre il risultato elettorale fu piuttosto soddisfacente, visto che le due liste ottennero nel Comune di Udine 5.792 voti, pari al 12,82 per cento. I Cinquestelle, invece, erano rimasti a quota 7,92 per cento (3.494 voti) e quindi il Pd ha preferito usare il pallottoliere invece dell’analisi dei programmi. I Cinquestelle, con Udine Città Futura, si affidano a Ivano Marchiol, laureato in Scienze internazionali e diplomatiche, dipendente regionale, che a seguito di un incidente avvenuto in Africa è rimasto immobilizzato su una sedia a rotelle. Non manca un candidato un quarto candidato, Stefano Salmè, che coagula i voti del mondo no Vax con la lista Liberi Elettori – Io amo Udine.

La coalizione di centrodestra, pur avendo il candidato sindaco leghista, è a trazione di Fratelli d’Italia. A settembre il loro balzo fu impressionante, perché a Udine ottennero 11.606 preferenze, pari al 25,69 per cento del totale. La Lega fu umiliata, con un imbarazzante 7,81 per cento, mentre Forza Italia rimase sotto il 6 per cento. Complessivamente i voti del centrodestra sono stati 19mila, pari al 39,92 per cento. In termini percentuali siamo al di sotto del 41,49 per cento raggiunto al primo turno da Fontanini nel 2018, quando la Lega era al 21,64 per cento e i Fratelli d’Italia erano quasi invisibili, con il 2,45 per cento. Da allora i rapporti di forza si sono rovesciati, eppure il candidato resta un leghista. Sulla carta, e proiettando i risultati delle politiche di settembre, De Toni potrebbe sommare il quasi 22 per cento del Pd, con il quasi 13 per cento di Calenda, il 5 per cento di Alleanza Verdi e Sinistra, e il 4 per cento di + Europa, raggiungendo quasi il 45 per cento totale. Con un risultato del genere sarebbe ballottaggio certo fra Fontanini e De Toni. Ma a temere di più un eventuale secondo turno è proprio il sindaco uscente, che non potrebbe che confermare i propri voti, mentre De Toni cercherebbe consensi tra i grillini. A decidere la sfida, alla fine, più dei partiti, sembra essere l’appeal dei due candidati.

Una polemica di stampo fascista precede l’arrivo di Meloni in Friuli. Alle elezioni regionali Fratelli d’Italia candida l’architetto Marzio Giau, 61 anni, ex consigliere provinciale a Udine. Il quotidiano Domani ha pubblicato alcune foto in cui viene ritratto mentre fa il saluto romano e siede nello stand di una manifestazione con alle spalle poster con divise e soldati dell’esercito hitleriani. Le foto sarebbero state fatte girare negli ambienti di Fratelli d’Italia nel momento in cui si è decisa la composizione delle liste. Ma evidentemente né il coordinatore regionale Walter Rizzetto (M5s fino al 2016), né i vertici friulani del partito hanno ritenuto che costituissero un motivo valido per non inserire l’architetto negli elenchi.

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