Licei in rivolta a Bologna. Sono già tre quelli occupati nel giro di due giorni: il Minghetti, il Copernico e il Sabin. A rompere gli indugi è stato il Minghetti, un liceo classico, dove l’autogestione durerà fino a sabato. Un’intera settimana che i ragazzi stanno utilizzando per un aggiornamento intensivo sulla realtà fuori dalla scuola. Hanno organizzato gruppi tematici che si riuniscono tutto il giorno e, a riempire le aule sono, in particolare, quelli sull’antifascismo, sull’immigrazione e sulle proteste in Francia.

Ma c’è anche il gruppo che sta mettendo nero su bianco, in una lettera indirizzata al governo, le rivendicazioni degli studenti. I ragazzi, poi, si sono messi in contatto con giornalisti, associazioni e Ong come Mediterranea, per organizzare incontri dentro la scuola sulle problematiche della società ma anche su argomenti come la strage del 2 agosto 1980. “Tutte attività – spiegano – che a scuola non vengono prese in considerazione”.

Le ragioni dell’occupazione, gli studenti del Minghetti, le hanno ben chiare: “Non possiamo rimanere indifferenti davanti alla situazione di crisi del nostro Paese – scandiscono – La legittimazione del fascismo da parte delle istituzioni, il disagio psicologico crescente a scuola, la figura dei docenti sempre più svalutata e soggetta ad anni di precariato e salari da fame, il Pcto, ossia l’ex alternanza scuola-lavoro, che l’anno scorso ha causato più di tre morti tra i nostri compagni, e il definanziamento della scuola per compensare i costi della guerra: sono solo alcuni dei punti di questo sistema a cui abbiamo deciso di opporci”.

Al Minghetti la gestione dell’occupazione è organizzata in modo molto rigoroso. Fuori dall’edificio, un gruppo di ragazzi è incaricato dell’accoglienza, a turno. Alcuni sono assonnati, nella notte hanno vigilato su chi dormiva a scuola. Gli addetti alla sicurezza hanno appeso al collo un badge di cartone, con la scritta “security”. Le regole dell’occupazione sono appese sui muri dell’istituto: la prima è il rispetto di sé stessi e degli altri. E poi, niente alcool, fumo, persone esterne al liceo e danneggiamenti alla scuola, ospitata da Palazzo Lambertini, un edificio storico. E infine le pulizie, divise in turni.

Un’altra regola riguarda i rapporti con la stampa: a parlare con i giornalisti non sono tutti gli studenti alla rinfusa, ma due portavoce a cui, ogni giorno, viene assegnato questo compito. Oggi tocca a Beatrice ed Alice. Sono solo le 10 del mattino ma sono in pista già dalle 6.30. “Abbiamo fatto una levataccia per pulire”, spiegano. “Il motivo per cui abbiamo occupato la scuola – dice sicura Beatrice – è prendere una posizione forte riguardo i nuovi decreti sulla famiglia, come quello che impedisce la registrazione all’anagrafe dei bambini delle coppie omogenitorali, e quello sulle Ong: tutte leggi reazionarie del Governo Meloni. Noi studenti, che abiteremo questa Italia un domani, siamo contro queste decisioni”. “Vogliamo anche un’educazione sessuale adeguata – aggiunge – che tenga conto di tutte le sessualità e non imponga una visione etero”.

Alice, invece, lancia un grido d’allarme sul “disagio psicologico che viviamo a scuola”. “C’è molta competitività tra gli studenti – racconta – e, ogni giorno, nei bagni, ci sono persone che piangono o in preda ad attacchi di panico. La scuola deve essere gestita in modo che i ragazzi possano viverla serenamente”.

“Siamo una generazione molto fragile – spiega – perché il nostro futuro è precario dal punto di vista del lavoro e anche del clima: questo ci crea un grande senso di impotenza”. “Uno dei punti principali del nostro manifesto – aggiunge – è il proclamarci una scuola antifascista. Davanti al nostro istituto, quest’anno, è venuto a volantinare il gruppo fascista Azione studentesca, lo stesso che ha pestato gli studenti di Firenze e, un paio di settimane fa, sono state tracciate delle scritte fuori dalla nostra succursale che inneggiavano al Duce. Viene lasciato troppo spazio al fascismo, anzi, spesso il Governo lo alimenta. Ad esempio, le dichiarazioni fatte dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dopo il naufragio di Cutro, secondo noi sono estremamente riprovevoli”.

“Per questo motivo – spiega Alice – vogliamo creare degli anticorpi antifascisti nella nostra società. Siamo qua proprio per togliere terreno al fascismo e vogliamo creare un movimento studentesco che dimostri che i giovani sono antifascisti”. E conclude: “Se con questa occupazione riusciremo a combattere l’indifferenza e a creare consapevolezza avremo fatto qualcosa di grande”.

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