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I parenti delle vittime dei dieci ex terroristi: “Governo valuti ricorso alla Cedu”. Nordio: “Non lo può fare lo Stato”

I parenti delle vittime dei dieci ex terroristi: “Governo valuti ricorso alla Cedu”. Nordio: “Non lo può fare lo Stato”
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Dopo la negata consegna da parte della Cassazione francese di dieci ex terroristi arrestati nel 2021, i parenti delle vittime sperano in un ultimo percorso giudiziario. Quello di un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Un appello alla giustizia europea che non può essere portato avanti dall’Italia come ha spiegato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio: “Esiste la possibilità della Cedu ma non è consentito un ricorso da parte degli organi statuali, occorre semmai un’iniziativa da parte delle persone interessate”. Il Guardasigilli assicura che l’esecutivo “ce la metterà tutta” rinnovando che la “Francia è un paese amico” ma che “in passato si è dimostrata quasi complice di questi delinquenti che si erano macchiati di delitti gravissimi”.

Ad annunciare quella che potrebbe essere più di un’ipotesi con il passare delle ore è Roberto Della Rocca, ex lavoratore di Fincantieri che nel 1980 fu ferito a Genova durante un attentato delle Br e anche presidente dell’Associazione nazionale vittime del terrorismo. Anche Maurizio Campagna – fratello di Andrea, l’agente di pubblica sicurezza calabrese ucciso dai terroristi nel 1979 a Milano, chiede di andare fino in fondo: “Chi può deve fare tutto il possibile, noi – dice – ci rendiamo disponibili per proseguire la battaglia”. Alberto Di Cataldo, figlio di Francesco, il maresciallo ucciso a Milano dalle Br il 20 aprile 1978, però chiarisce: “Il debito dei terroristi va estinto con i cittadini italiani e con lo Stato italiano, è giusto che sia il governo a fare ricorso. Hanno assassinato mio padre perché portava una divisa dello Stato ed esercitava il suo ruolo in un certo modo. Sono state danneggiate le istituzioni”.

Per i dieci terroristi degli anni settanta rifugiati a Parigi, dagli esponenti delle Br a quelli di Lotta Continua, dei Proletari armati per il comunismo e delle Formazioni comuniste combattenti, il tribunale francese aveva già negato il 29 giugno dello scorso anno l’estradizione chiesta dall’Italia motivando il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dalla convenzione europea dei diritti dell’uomo. Ma dopo la contrarietà manifestata dal presidente Macron, il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, Rémy Heitz, in rappresentanza del governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione, ritenendo necessario appurare se gli ex terroristi condannati in Italia in contumacia beneficiassero o meno di un nuovo processo una volta consegnati. L’Italia però non si era fatta alcuna illusione. Qualche ora dopo la sentenza della Cassazione, il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi assassinato nel ’72 su mandato dello stesso Pietrostefani, aveva posto anche l’accento sul fatto che “da parte di nessuno di loro c’è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione. Chissà…”.

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