“L’urgenza di agire a livello europeo sulla migrazione“, che secondo Palazzo Chigi è stata condivisa tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, quella della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e la presidenza di turno svedese, non sembra affatto esserci. Nella lettera con la quale il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ha formalizzato l’invito a Bruxelles ai capi di Stato e di governo europei per il vertice del 23 e 24 marzo, il tema migratorio è stato infatti relegato in fondo all’ordine del giorno con la dicitura “short debrief“, ossia “breve aggiornamento”.

C’era da aspettarselo, nonostante le comunicazioni arrivate dal vertice del governo, dato che a dettare la linea dei prossimi sei mesi di presidenza dell’Ue era stato proprio il governo di Stoccolma a inizio anno: “Nessun accordo sui migranti durante i nostri sei mesi di presidenza”, aveva annunciato il governo di Ulf Kristersson. E così è stato fino a oggi. Pochi fastidi da Bruxelles sui tentativi di bloccare gli sbarchi da parte di Roma, salvo tiepide dichiarazioni di fronte a fatti eclatanti come la tragedia di Cutro, e nessun passo in avanti su un progetto di gestione intraeuropeo del fenomeno migratorio. Tanto che la stessa Meloni, martedì, ha affermato che non andrà mai “in Europa a sostenere e a chiedere un decreto flussi europeo”, pur dichiarando di aver condiviso con von der Leyen “l’urgenza di agire a livello europeo sulla migrazione, sottolineata dalla presidente della Commissione europea nella sua lettera di ieri ai leader Ue, in sintonia con le priorità italiane sul tema”. “Le frontiere marittime dell’Italia sono quelle dell’Europa e l’Europa è chiamata a difenderle“, aveva poi aggiunto.

Il clima, stando almeno alle comunicazioni alla vigilia del Consiglio Ue, sembra però ben diverso. Le priorità, si evince dalla lettera di Michel, sono il sostegno all’Ucraina, le misure economiche sulla competitività, il commercio, l’energia e solo alla fine quello delle migrazioni. Una risposta chiara al “cambio di passo” auspicato dalla premier dopo il Consiglio informale di febbraio, quando rivendicò come un successo gli impegni espressi nelle conclusioni. Impegni che, al momento, non si sono trasformati in proposte concrete da parte della Commissione. Ci si è limitati a convergere sulla necessità di “sostenere i partner nordafricani, di prevenire le partenze irregolari e le perdite delle vite umane”. Come farlo, però, rimane ancora un mistero.

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