Con la delega fiscale il governo Meloni si spinge ancora più in là lungo la strada intrapresa con la manovra per il 2022: far pagare meno tasse a chi ha redditi finanziari. Se però l’obiettivo degli sconti sulla tassazione delle plusvalenze concesso a fine 2022 era raccogliere un po’ di soldi subito, ora al contrario c’è il rischio di favorire l’elusione e aprire un buco miliardario nei conti pubblici. E dover compensare la perdita riducendo altre uscite. Il testo, infatti, prevede il superamento della distinzione tra i redditi di capitale – ovvero dividendi da partecipazioni e interessi – e i “redditi diversi”, cioè i guadagni o le perdite che derivano dalla vendita di titoli a un valore diverso da quello di acquisto. Le due categorie oggi viaggiano in compartimenti stagni e chi liquida un investimento registrando una perdita (minusvalenza) non può utilizzarla in compensazione per non pagare l’imposta sostitutiva del 26% su dividendi e interessi. Distinzioni che l’esecutivo intende spazzar via. Il problema è che farlo, come ha avvertito nel 2021 l’ex direttrice generale del dipartimento delle Finanze Fabrizia Lapecorella, “potrebbe ridurre in misura significativa o annullare il gettito attualmente derivante dai redditi finanziari“. Che ammonta a oltre 10 miliardi l’anno stando agli ultimi dati del Mef sul 2021.

Le novità sono descritte all’articolo 5 della delega messa a punto dal viceministro delle Finanze Maurizio Leo, quello dedicato ai “principi e criteri direttivi per la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle persone fisiche”. I decreti delegati sono chiamati ad “armonizzare la disciplina” creando, al posto delle due attuali, “un’unica categoria reddituale“. Che verrebbe tassata per cassa, ovvero solo sulle cifre effettivamente realizzate. E applicando un’imposta sostitutiva sul risultato complessivo netto che si ottiene a fine anno sottraendo da tutti i redditi positivi tutte le perdite. Con in più la possibilità di sfruttare le minusvalenze anche negli anni successivi. In questo modo l’imposizione prevista nel regime del risparmio gestito individuale, in cui la compensazione tra redditi è già consentita ma in compenso le tasse colpiscono il maturato anche se non realizzato, sarebbe parificata a quella del risparmio amministrato (quando l’investitore gestisce in prima persona gli investimenti e demanda all’intermediario solo gli adempimenti fiscali), in cui le plusvalenze sono tassate al momento del realizzo e non c’è possibilità di compensare.

Dov’è il problema? “Creare dal nulla una minusvalenza fittizia” per poi utilizzarla in compensazione è un’operazione piuttosto semplice, chiarisce l’economista Maria Cecilia Guerra, ex sottosegretaria al Tesoro e oggi deputata Pd-Idp. “Basta vendere un titolo che poi ricomprerò”, chiarisce l’economista Maria Cecilia Guerra, ex sottosegretaria al Tesoro e oggi deputata Pd-Idp. “Pianificando le minusvalenze si potrà rinviare la tassazione su interessi e dividendi alle calende greche. Questi meccanismi elusivi sono onnipresenti e facili da realizzare”. L’attuazione della delega aprirà nuovi spazi per comportamenti di questo tipo, con risultati facili da immaginare. Ma anche al netto dell’elusione gli effetti finanziari si annunciano ciclopici. Lapecorella, audita in commissione Finanze prima dell’approvazione della delega fiscale del governo Draghi, aveva spiegato che “sotto il profilo finanziario, la possibilità di compensazione delle minusvalenze, considerate come redditi diversi di natura finanziaria, con i redditi di capitale è suscettibile di determinare effetti negativi di gettito molto significativi“. Non a caso, nella delega del 2021 all’articolo sulla “progressiva armonizzazione dei regimi di tassazione del risparmio” era stata aggiunta durante l’iter parlamentare una clausola che imponeva di “tener conto dell’obiettivo di contenere gli spazi di elusione e di erosione dell’imposta”.

Nel testo di Meloni e Leo quella previsione non c’è. Ma ci ha pensato la Ragioneria generale a imporre che eventuali maggiori oneri legati all’attuazione della delega andranno compensati nell’ambito dei decreti attuativi, coperti con il fondo alimentato dai proventi della lotta all’evasione o trovati altrove con un provvedimento ad hoc. Considerato che ridurre le aliquote Irpef costerà diversi miliardi (le stime cambiano a seconda del livello a cui verrà fissata quella centrale), se si intende concedere a chi ha redditi da capitale già sottratti all’imposizione progressiva la tassazione sul realizzato e la compensazione tra minusvalenze e plusvalenze la coperta sarà decisamente corta.

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