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Papà per scelta, Carlo e Christian genitori di Julian e Sebastian: “La ‘gestazione per altri’ la fanno principalmente gli etero, per la destra è solo una battaglia ideologica”

Noi di FQMagazine li abbiamo raggiunti telefonicamente per farci narrare la loro storia, fatta di amore, di battaglie e di politica. Quella dei diritti, di tutti

di Paolo Aruffo

Carlo Tumino e Christian De Florio, loro sono i ‘papà per scelta’, 288.000 follower su Instagram, un romanzo e un blog in cui fin dall’inizio hanno raccontato la propria vita da papà. “SI, siamo marito&marito. SI, siamo una famiglia papogenitoriale”, scrivono sul sito. Noi di FQMagazine li abbiamo raggiunti telefonicamente per farci narrare la loro storia, fatta di amore, di battaglie e di politica. Quella dei diritti, di tutti. Perché non si tratta di orientamento sessuale né di preferenze partitiche, bensì di diritti universali. “Ci siamo conosciuti al beach volley ed innamorati subito. Era il 2014, fin dall’inizio abbiamo coltivato la comune volontà di diventare genitori. Quindi abbiamo preso contatti con gli States”, hanno esordito introducendo la storia del loro amore, che si è poi allargato con i loro due gemellini, Julian e Sebastian, nati a Las Vegas attraverso maternità surrogata. “Abbiamo capito che gli Stati Uniti d’America erano quel Paese in cui la gestazione per altri è regolamentata da tanti anni – hanno raccontato Christian e Carlo -. Abbiamo preso contatti con le agenzie che fanno da tramite con le donne coinvolte, per cui la donatrice di ovulo e la belly mommy, cioè la mamma di pancia. Con quest’ultima, Krista, abbiamo stretto una bellissima relazione che prosegue quotidianamente e che ci ha permesso di coronare questo sogno nel 2018, quando sono nati i gemelli. Un anno e mezzo fa siamo andati a Las Vegas per andarla a trovare e abbiamo fatto una piccola intervista con lei perché mancava la narrazione delle gestanti. Spesso si parla di donne povere e sfruttate, mai di emancipazione o di libera scelta”.

E cosa vi ha detto?
Lei è molto consapevole, ha questa capacità di donarsi agli altri e adora l’idea che dentro di sé possa accogliere una vita. Così come ha adorato fin dall’inizio l’idea che potesse aiutare una coppia di genitori intenzionali che non poteva procreare naturalmente.

Come funziona l’organizzazione di tutto?
Negli Stati Uniti ci sono tre regole ferree affinché una donna possa partecipare a questo tipo di programma. Innanzitutto dev’essere già madre perché deve capire cosa vuol dire portare avanti una gravidanza. Poi non deve assolutamente essere al di sotto di una certa soglia di povertà. Infine ci sono dei requisiti di idoneità fisico-psicologica. Questi criteri sbugiardano tutti coloro che fanno propaganda sulla maternità surrogata. Poi vorremmo dire una cosa: in realtà la gestazione per altri la fanno principalmente gli eterosessuali. Coloro che ostacolano fanno chiaramente una battaglia ideologica, vogliono solo attaccare in maniera becera i diritti della comunità LGBTQ+.

Rimanendo sugli aspetti più pratici: il percorso è riservato ai ceti più abbienti?
Sì, in totale trasparenza. Soprattutto negli Stati Uniti verificano che tu abbia le capacità economiche per affrontare un percorso che dura 2-3 anni. Devi comunque considerare che, da italiano, le spese mediche, legali, sanitarie sono ovviamente importanti. Le gestanti, invece, non percepiscono quasi nulla tranne un’indennità, così viene chiamata. Ovviamente loro non possono spostarsi, magari poi non possono lavorare, ma parliamo di un’indennità di 40.000 dollari che sono cifre irrisorie se si pensa agli stipendi americani. Il resto sono costi ausiliari e accessori a carico dei genitori intenzionali.

I vostri due bimbi sono stati registrati, qual è stato l’iter che avete seguito?
Abbiamo dovuto combattere. Quando arrivi in Italia con l’atto di nascita estero per la trascrizione ti serve l’assistenza legale e un Comune disponibile alla trascrizione. Questo, ovviamente, prima che arrivasse questa circolare con la prefettura che alza dei paletti (in riferimento all’ultima triste novità per le registrazioni dei figli da coppie omogenitoriali, ndr). Ora, quindi, non sarà più possibile la trascrizione da parte dei Sindaci. L’unica cosa che si può fare è la stepchild adoption, ma tra l’altro parliamo di tempi molto lunghi – anche due anni – e di un costo non indifferente. In quei due anni, inoltre, il bimbo ha un solo genitore riconosciuto, quindi vive in un limbo. Se succede qualcosa al genitore biologico durante questo periodo, il genitore sociale non ancora riconosciuto non ha alcun tipo di diritto e il bambino viene considerato orfano.

Che effetto vi ha fatto?
In Italia c’è proprio una voragine legislativa. Prima di questa circolare, il sindaco sceglieva o meno di trascrivere quel determinato atto di nascita, in sintesi in base all’appartenenza politica. Quando diciamo che noi abbiamo dovuto combattere, ci riferiamo a quando eravamo a Coriano (provincia di Rimini, ndr) e la sindaca di allora, Domenica Spinelli, oggi senatrice di Fratelli d’Italia, il giorno dopo la nostra richiesta andò a Roma ad un convegno per movimenti pro-vita facendosi notare anche da Salvini, dicendo poi che non avrebbe mai dato la cittadinanza a dei bimbi nati con l’utero in affitto. Anche l’avvocato, in un primo momento, ci aveva detto che c’era la possibilità che ognuno di noi riconoscesse un bambino. Però, facendo questo, Julian e Sebatian non sarebbero stati considerati fratelli nel nostro Paese, una cosa allucinante. Noi non abbiamo ceduto a questo ricatto e abbiamo aspettato 8 mesi prima del riconoscimento che ha fatto il sindaco di Rimini di allora, del PD. In questi 8 mesi in cui abbiamo dovuto aspettare, i bambini erano invisibili, hanno saltato il primo ciclo di vaccinazioni, non potevamo fare domanda all’asilo nido e neanche volevamo dichiararci padri-single.

Come vi siete mossi poi?
La scelta di avere due bambini, legati biologicamente ad entrambi – perché Sebastian è frutto dell’inseminazione di Carlo e la donatrice mentre Julian è legato biologicamente a me (Christian, ndr) – nasceva anche dal consiglio del legale italiano; perché avere due bambini legati biologicamente a noi ma che suddividessero il DNA della donatrice in qualche modo spianava la strada in un Paese che, ahinoi, riconosce il legame biologico come elemento fondamentale per il riconoscimento dei bambini. Anche quella è stata una scelta forzata.

Quando parlate della ‘loro’ battaglia ideologica a chi vi riferite?
All’attuale esecutivo. C’è proprio un’ossessione da parte anche dei movimenti pro-vita. Ma gli elettori di destra lo avevano compreso quando hanno votato Giorgia Meloni? Obiettivamente oggi l’Italia si sta sempre più allontanando dalle democrazie occidentali avvicinandosi alle posizioni ideologiche di Ungheria, Turchia, Polonia. È terrificante.

Cosa direste al presidente del Consiglio, se poteste parlare con lei direttamente?
Carlo: La inviterei a prendere un caffè, a vedere quanto amore c’è nella nostra famiglia. La vita che conducono Carlo e Christian, per quanto riguarda la vita familiare, probabilmente è la stessa vita che conduce lei con il compagno e sua figlia Ginevra. E soprattutto le domanderei: se un domani Ginevra avesse come compagnetto di classe un Julian o un Sebastian, come le spiegherebbe che la sua politica sta facendo di tutto per cancellare la famiglia di quel compagno di Ginevra? La differenza è fuori dalla porta di casa, a causa del bullismo istituzionale. Secondo me, nel caso della Meloni ad esempio, bisogna avere la capacità di scindere persona e personaggio.
Christian: Io non ho fiducia in lei, per me non ci sarebbe alcun caffè. Le nomine del suo Esecutivo sono già state un segnale. Questo è sempre servito alla Destra, credo che sia stato strategico da parte loro. Con la propaganda si fa fumo o con il fumo non si parla di nulla.

Dall’opposizione, invece, vi sentite in qualche modo rappresentanti?
Premesso che stiamo parlando di diritti umani, quindi dovrebbe essere qualcosa di trasversale, noi sappiamo che anche all’interno della maggioranza ci sono dei politici che non la pensano come Giorgia Meloni, pensiamo ad alcune politiche di Forza Italia. Ma poi quando c’è da esporsi, non lo fanno. Per quanto riguarda l’opposizione crediamo molto in Elly Schelin, la conosciamo personalmente. Lei ha capito che la sinistra deve ripartire facendo la sinistra.

Vi sono mai capitati episodi di discriminazione oppure, al contrario, che vi hanno sorpreso positivamente?
Nella vita quotidiana la società civile è molto più avanti della politica. Non abbiamo mai avuto alcun tipo di problema, mai atti di discriminazione dalle persone. Li abbiamo avuto dagli enti pubblici, non c’è uno Stato strutturato dietro, bensì è omologato sulla cosiddetta famiglia tradizionale. Due episodi in particolare? Quando siamo andati a richiedere il passaporto, l’ufficiale ci ha ringraziato perché il nostro caso è stato un modo per lui per evolvere la professione. È stato come un mini-corso di aggiornamento. Una volta, invece, in aeroporto a Linate la polizia ci ha bloccato perché avevamo con noi solo i passaporti americani, ci hanno chiesto dove fosse la mamma, se avessimo rapito i bambini. Per fortuna loro dormivano e noi avevamo tutta la documentazione nella mail comprovante che i bambini erano cittadini americani e che noi eravamo i genitori.

Per alleggerire, come se la cavano 4 maschi sotto allo stesso tetto?
(Ridono, ndr) Ci sono i lati positivi ma anche quelli negativi. Facciamo squadra però… una femminuccia non ci dispiacerebbe. Certo, con questo clima politico, siamo sfiduciati.

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