Il primo scontro frontale tra la presidente del Consiglio e la leader del principale partito d’opposizione si consumerà sul lavoro. O per meglio dire sul lavoro sottopagato, il lavoro povero. In occasione del primo question time con la premier Giorgia Meloni la prima firmataria dell’interrogazione del Pd è la segretaria Elly Schlein. Sarà lei, nell’Aula di Montecitorio, a illustrare il testo che chiede al governo se e come intenda introdurre un salario minimo. Schlein sarà l’unica leader dei partiti più grandi a intervenire e confrontarsi direttamente con Meloni. Secondo indicazioni della vigilia non dovrebbero prendere la parola né Giuseppe ConteCarlo Calenda e Matteo Renzi per Azione e Italia Viva (a parlare sarà Luigi Marattin). Tuttavia proprio il salario minimo è una scelta indicativa perché è una battaglia che può unire le opposizioni, che a parole sono tutte favorevoli a un provvedimento per uno stipendio minimo fissato per legge. Il confronto tra Schlein e Meloni avverrà alla vigilia del dibattito organizzato al congresso della Cgil – e moderato da Lucia Annunziata – al quale parteciperanno tutti i capi dei partiti di opposizione (dalla segretaria Pd a Conte, da Calenda a Nicola Fratoianni). “Sarebbe irresponsabile che non trovassimo un terreno di battaglie comuni da fare con le altre opposizioni. Tutte le forze di opposizione devono essere in grado di lavorare assieme” aveva annunciato Schlein davanti all’assemblea del partito, incassando il sostegno dell’ex sfidante Stefano Bonaccini.

“Sono tanti i lavoratori in Italia annoverabili tra i cosiddetti ‘lavoratori poveri’, in contrasto con il principio sancito dall’articolo 36 della nostra Costituzione” si legge all’inizio dell’interrogazione del Pd. Il testo ricorda tra l’altro ricorda alcuni dati in premessa come il fatto che l’Italia è l’unico Paese dell’area Ocse nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito (-2,9 %) “nonostante l’aumento della produttività, sebbene meno significativa rispetto a quella degli altri Paesi dell’area”. I dem ricordano pochi mesi fa la maggioranza di centrodestra ha bocciato la mozione sul salario minimo e però nel frattempo non ha assunto alcuna delle misure annunciate dal testo di Fdi-Lega-Fi come “l’estensione dell’efficacia dei contratti nazionali comparativamente più rappresentativi, il contrasto alla contrattazione pirata o, assicurare retribuzioni dignitose anche nelle gare indette dalle pubbliche amministrazioni“.
Nel frattempo “una famiglia di due adulti e un minore di età compresa tra i 4 e i 10 anni viene considerata ‘assolutamente povera’ dall’Istat se sostiene una spesa mensile per consumi inferiore a 1.434 euro, un importo spesso superiore alla retribuzione di troppi lavoratori”. Sullo sfondo, ricorda ancora il Pd, “riveste una speciale gravità la condizione delle lavoratrici e dei giovani che, senza i dovuti servizi di sostegno alla genitorialità – basti pensare che il congedo paritario è ancora fermo a soli 10 giorni, contro i tre mesi della Spagna – o con inquadramenti contrattuali penalizzanti o l’applicazione indebita di forme contrattuali fintamente autonome, si vedono pregiudicata ogni possibilità di una vita indipendente ed economicamente dignitosa”.

Quali altri temi sono all’ordine del giorno del question time con la premier? Marattin porterà in Aula la ratifica del Mes, che la maggioranza di governo non ha ancora approvato nonostante i ripetuti appelli di tutti i vertici delle istituzioni europee. Angelo Bonelli (Europa Verde) parlerà di energia e in particolare chiederà “quale è la strategia energetica del governo per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030 fissati dall’Unione europea” e se è prevista “l’autorizzazione di centrali nucleari da fissione”. Quanto alla maggioranza Fratelli d’Italia, con il capogruppo Tommaso Foti, chiederà al governo cosa intende fare per sostenere il settore dell’auto (in relazione al Regolamento Ue che fissa al 2035 lo stop alla vendita di auto diesel e benzina). Forza Italia interpellerà invece la premier affinché indichi i punti cardine della futura riforma fiscale. La Lega, infine, sottoporrà alla valutazione del governo l’opportunità di destinare maggiori risorse ai Comuni e in particolare ai capoluoghi di provincia.

Ultimo ma non ultimo, il tema migranti. Sarà oggetto di due diverse interrogazioni, uno proveniente dalla maggioranza e l’altro dall’opposizione. Il gruppo di Noi moderati (di Maurizio Lupi) chiederà al governo cosa intende fare, “anche a livello europeo, al fine di contrastare l’attività criminale dedita al traffico di migranti e di avviare un processo di immigrazione regolare ed ordinata”, si legge nel testo che prende spunto dalle parole pronunciate ieri dal ministro della Difesa Guido Crosetto. Vengono citati gli allarmi lanciati dai servizi segreti sull’aumento degli sbarchi e “l’attivismo criminale, di natura sia associativa che individuale, presente su tutte le rotte migratorie”, in particolare quelle che “originano prevalentemente dalle coste libiche e tunisine”. Di tutt’altro tenore l’interrogazione di +Europa, che con il segretario Riccardo Magi inviterà Meloni a spiegare perché le autorità italiane non siano intervenute nella zona Sar libica dove “nella notte tra venerdì e sabato scorso Alarmphone segnalava alle autorità italiane, libiche e maltesi la presenza di un’imbarcazione in distress” sulla quale “si trovavano 47 persone”. La richiesta di intervento “operata dalle autorità libiche nei confronti della Guardia Costiera italiana – si legge ancora nel testo – secondo il diritto internazionale comporta l’accettazione della propria responsabilità indipendentemente dalla zona Sar dove ha luogo l’evento di distress per il quale le autorità sono state allertate”.

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