Raffaele Lombardo è stato assolto in via definitiva. La Cassazione ha confermato la sentenza del 7 gennaio del 2022 che aveva assolto l’ex governatore della Sicilia dalle accuse di concorso esterno e di corruzione elettorale aggravato dall’avere favorito la mafia. I giudici della Sesta sezione penale della Suprema corte hanno dichiarato inammissibile il ricorso della procura generale di Catania confermando la sentenza del gennaio 2022 che, nell’Appello bis, aveva assolto Lombardo. Con questa decisione gli ermellini non hanno accolto le richieste della procura generale della Cassazione che aveva sollecitato, invece, un annullamento con rinvio della sentenza e un nuovo esame da parte dei giudici di secondo grado.

“Siamo in presenza di un rapporto privilegiato tra un esponente istituzionale e esponenti di spicco di un’associazione. Serve una valutazione più approfondita della Corte di merito”, ha sostenuto la procura generale nel corso della requisitoria oggi al Palazzaccio. In aula la difesa di Lombardo, con gli avvocati Maria Donata Licata e il professor Vincenzo Maiello, ha evidenziato come la “logicità” della sentenza della Corte d’Appello di Catania “sia dimostrata”. Non è dimostrato, invece, “alcun presunto ‘patto’, a oggi non definito, non collocato nè nello spazio nè nel tempo”, hanno sottolineato i difensori davanti ai supremi giudici chiedendo di dichiarare inammissibile il ricorso contro l’assoluzione dell’ex presidente della Regione Siciliana. Richiesta accolta dalla Cassazione.

La sentenza che rende definitiva l’assoluzione di Lombardo arriva dopo un lungo iter giudiziario. In primo grado il fondatore del Movimento per l’Autonomia era stato condannato a 6 anni e 8 mesi per concorso esterno alla mafia. Nel primo processo d’Appello l’accusa aveva chiesto la condanna a sette anni e otto mesi di reclusione, addirittura un anno in più della sentenza di primo grado, contestando anche il reato elettorale. I giudici non avevano creduto alle accuse di concorso esterno, condannando Lombardo a due anni solo per corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso, ma senza intimidazione e violenza. Sentenza annullata dalla Suprema corte, che nel 2018 aveva ordinato un nuovo processo d’Appello. Che si era concluso con l’assoluzione, confermata ora dalla Suprema corte.

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