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Stop auto a benzina e diesel dal 2035, rinviato a data da destinarsi il via libera in Consiglio Ue. Pesano le perplessità di Italia e Germania

Il voto è stato rinviato dal Coreper, la riunione dei rappresentanti permanenti dei 27 Stati membri che prepara i lavori del Consiglio. Il punto è stato stralciato anche dall'ordine del giorno del Consiglio del 7 marzo, che era chiamato all'approvazione definitiva. Italia, Polonia e Bulgaria hanno annunciato il voto contrario, la Germania chiede una deroga per i motori alimentati da carburanti sintetici e biologici. Senza l'ok di Berlino mancherebbe il quorum
Stop auto a benzina e diesel dal 2035, rinviato a data da destinarsi il via libera in Consiglio Ue. Pesano le perplessità di Italia e Germania
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Il voto sullo stop alla vendita di veicoli di nuova immatricolazione a benzina o diesel dal 2035 è stato rinviato a data da destinarsi dal Coreper, la riunione dei rappresentanti permanenti dei 27 Stati membri dell’Unione europea che prepara i lavori del Consiglio. Lo fa sapere la presidenza svedese, precisando che l’organo “tornerà sulla questione a tempo debito“. Il punto è stato stralciato anche dall’ordine del giorno del Consiglio del 7 marzo, che era chiamato all’approvazione definitiva del regolamento dopo il via libera arrivato dal Parlamento europeo a metà febbraio (ma con ben 279 contrari, tra cui tutto il centrodestra italiano).

A pesare, oltre alla contrarietà già espressa da Italia, Polonia e Bulgaria, è soprattutto la posizione della Germania: il governo di Berlino, infatti, ha chiesto una deroga al divieto per i motori alimentati da carburanti sintetici e biologici (i cosiddetti e-fuel). “La Commissione dovrebbe presentare una proposta su come possono essere classificati i motori a combustione che funzionano con carburanti neutri dal punto di vista climatico”, ha detto nei giorni scorsi il segretario di Stato tedesco ai Trasporti Michael Theurer. Una posizione in linea con quella italiana, espressa dal ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso. Che ora su Twitter festeggia: “L’Italia ha svegliato l’Europa e la decisione del rinvio su stop ad auto a benzina e diesel è un segnale importante. Mi auguro che ora ci sia una riflessione comune per una competitività sostenibile anche nel settore automotive”. Senza il consenso di Germania, Italia, Polonia e Bulgaria verrebbe meno la maggioranza qualificata necessaria per l’approvazione in Consiglio.

“Ricordo che la proposta è stata fatta sulla base della neutralità tecnologica e nell’obiettivo di raggiungere l’obiettivo del Net Zero. Siamo in contatto con i Paesi membri sulle nuove preoccupazione emerse per valutare quale sia la strada migliore da percorrere ora”, dichiara la portavoce della Commissione Dana Spinant. Che rassicura Berlino: “Ci impegniamo ad attuare attentamente il “considerando” della Germania di escludere i biocombustibili sintetici dal bando per i veicoli inquinanti dal 2035 non appena possibile“, dichiara. “Su questo stiamo discutendo le preoccupazioni che esistono in relazione all’attuazione dei considerando e delle altre preoccupazioni che sono state espresse più di recente”, aggiunge. “Vogliamo capire meglio queste preoccupazioni prima di decidere quale sia il modo migliore di procedere e come possano essere soddisfatte. Sarebbe quindi prematuro rispondere alla domanda su quale direzione intraprenderemo, ma stiamo discutendo e stiamo ascoltando attentamente le preoccupazioni per un’attenta attuazione di tale considerando”, precisa.

E anche l’associazione europea dei produttori di automobili (Acea), che raccoglie le 14 maggiori aziende del settore, si schiera a favore delle nuove norme: “Stiamo monitorando attentamente le discussioni a livello di Consiglio e siamo fiduciosi che il processo legislativo farà il suo corso. Acea prende atto che l’accordo finale sulla CO2 include riferimenti al possibile ruolo futuro dei combustibili rinnovabili nel settore dei trasporti. Riteniamo che l’apertura tecnologica rimanga essenziale per mantenere l’agilità necessaria a rispondere a diverse esigenze e ad adattarsi alle mutevoli circostanze. Come dimostra l’attuale crisi energetica, la diversificazione è essenziale per migliorare la resilienza dell’Europa. Alla fine, si tratta di tagliare le emissioni, non di sbarazzarsi di una tecnologia”, si legge in una nota.

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