Era in fuga dal Pakistan per problemi personali e perché appartenente alla comunità sciita Hazara, ripetutamente presa di mira dai gruppi estremisti sunniti tra cui l’Isis. E aveva scelto di cercare un futuro migliore in Europa imbarcandosi dalla Turchia sul Summer love, il barcone di migranti naufragato sulle coste calabresi domenica mattina. È morta così Shahida Raza, capitana della Nazionale pakistana di hockey su prato. Ventisette anni, ex calciatrice, Raza è stata identificata tra le vittime e a confermare il decesso ci sono anche i funzionari della Pakistan Hockey Federation che hanno espresso le loro condoglianze alla famiglia della donna, che ha rappresentato il suo Paese in diverse competizioni internazionali.

Raza, che veniva chiamata con il nomignolo Chintu, stando alla sua famiglia e ai suoi amici, era madre di una bambina, stava attraversando un momento difficile dopo il divorzio dal marito: questo l’ha spinta a prendere la decisione di emigrare in Europa. La figlia, secondo quanto riportano i media pachistani, non era con lei nel viaggio verso l’Europa. L’atleta apparteneva alla comunità sciita Hazara e viveva nella città di Quetta, nella provincia del Balochistan. La comunità è stata ripetutamente presa di mira da gruppi estremisti sunniti tra cui l’Isis negli ultimi anni. Migliaia di membri della comunità Hazara sono emigrati sia legalmente sia illegalmente in altre parti del mondo, compresa l’Europa.

Secondo il ministero degli Esteri del Pakistan, sulla nave affondata c’erano almeno 20 pachistani, di cui 16 sopravvissuti, mentre altri quattro sono dati per dispersi. È pachistano anche uno degli scafisti arrestati. Due giorni fa il premier Muhammad Shehbaz Sharif commentando la presenza di numerosi pachistani tra le vittime del naufragio aveva definito “profondamente angoscianti e preoccupanti le notizie sull’annegamento di oltre due decine di pachistani in una tragedia su una barca in Italia”. Sharif aveva dunque ordinato al ministero degli Esteri di accertare i fatti il prima possibile.

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