“Quando siamo arrivati sul punto del naufragio abbiamo visto cadaveri che galleggiavano ovunque ed abbiamo soccorso due uomini che tenevano in alto un bimbo. Purtroppo il piccolo era morto”. È il racconto di Laura De Paoli, medico che opera per la Fondazione Cisom Cavalieri di Malta a supporto della Guardia costiera per gli interventi di soccorso in mare, intervenuta a Steccato di Cutro dove sono stati trovati i resti di un barcone che si è spezzato a causa delle onde provocando la morte di decine di migranti. “Abbiamo visto i due che tenevano in alto un bambino – aggiunge – e siamo riusciti a recuperarli. Erano il fratello e lo zio del bambino che, però, era senza vita. Abbiamo provato a rianimarlo ma aveva i polmoni pieni d’acqua. Aveva 7 anni“.

De Paoli, che ha una lunga esperienza in soccorsi in mare, era sulla motovedetta della Capitaneria di porto di Crotone intervenuta nell’immediatezza. “C’era mare forza 3 o 4, era difficile avvicinarci. La barca dei migranti era già a pezzi sulla spiaggia e noi avevamo intorno tanti cadaveri galleggianti”. La motovedetta con i due superstiti è poi rientrata al porto di Crotone. La dottoressa De Paoli ha operato in altri teatri di guerra e in soccorsi in mare con varie associazioni umanitarie ed ong ma, come racconta, non si era mai trovata davanti ad una catastrofe simile. “Io fatto soccorsi in mare, anche quello con la nave Prudence – dice – ma sempre salvataggi senza morti.. questa volta è stata devastante”.

Scene come questa sono state descritte anche da Antonio Ceraso, sindaco di Cutro: “Ho visto tirare fuori cadaveri di bambini. Uno spettacolo raccapricciante che uno non vorrebbe mai vedere. Dovremo poi pensare a dove tumulare le salme. I feriti sono in ospedale, mentre coloro che si sono salvati sono stati portati al Cara di Isola Capo Rizzuto e rifocillati dalle forze dell’ordine, i sanitari e tanti cittadini e gente comune. Tutti hanno dato manforte. In queste circostanze – spiega – bisogna farsi coraggio perché il mare è in tempesta e bisogna tirarli fuori altrimenti le onde se li portano via di nuovo”. Ignazio Mangione, direttore del Cara di Isola Capo Rizzuto gestito dalla Croce Rossa, invece ha descritto la scena che si è presentata poco dopo l’alba di domenica: “Siamo arrivati intorno alle 6.30 del mattino e sulla spiaggia c’erano già una trentina di cadaveri, l’imbarcazione in frantumi e i sopravvissuti sotto choc. Una situazione drammatica, tra i cadaveri c’erano diverse donne e bambini. Abbiamo subito fornito una prima assistenza ai sopravvissuti – racconta Mangione – con coperte e beni di prima necessità”.

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Naufragio Crotone, 63 i morti. Fermati due scafisti. Il procuratore: “Stiamo ricostruendo anche la catena dei soccorsi”

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