La Russia è il convitato di pietra nel bilancio del marchio Renault. Nel 2021, comprese le attività nel paese contro il quale sono scattate le sanzioni dopo l’invasione dell’Ucraina disposta da Putin e dal quale il costruttore ha dovuto ritirarsi, la Losanga aveva consegnato a livello globale 1.751.089 veicoli, inclusi quelli commerciali leggeri. Nel 2022 sono stati 1.466.729 e non includono nemmeno i volumi dei primi mesi in Russia: così epurati, per renderli paragonabili, i dati indicano una flessione rispetto all’anno precedente del 9,4% (altrimenti superiore al 15%).

Il marchio francese resta ancora molto orientato sul vecchio continente, che vale il 57% del volumi complessivi, anche se è cresciuto in America Latina (+26% in Argentina e +30% in Messico, ad esempio), con il Brasile secondo paese al mondo come numero di consegne (127.000). Anche se la Francia resta il primo mercato in termini assoluti (336.000 unità), in termini di penetrazione la Colombia non è seconda e nessuno: lì Renault vale il 20% del mercato (il 17% in patria).

Per ragioni anche comprensibili, i manager della Losanga hanno preferito concentrarsi sui numeri preceduti dal segno “+”, che sono poi quelli che riguardano la conversione del piano “Renaultion” volto dall’amministratore delegato italiano del gruppo, Luca de Meo. Che, in sintesi estrema, contempla la possibilità di vendere meno, ma con più margini, puntando sul mercato privati (più che su quello delle flotte), sul segmento C (più che su quelli A e B) e sui modelli tecnologicamente più avanzati.

Con 228.000 immatricolazioni (+12%), lo scorso anno in Europa Renault è risultato il terzo marchio elettrificato (full hybrid, plug-in e BEV) alle spalle di Toyota e, per appena duemila veicoli, di Tesla. Con 96.000 unità, la stessa Losanga è salita anche sul podio delle elettriche pure dietro a Tesla (230.000) e Volkswagen (159.000).

Entro il 2025, in Europa Renault punta a realizzare i due terzi dei volumi grazie alla gamma elettrificata, identificata con il marchio E-Tech, che già lo scorso anno ha raggiunto il 39% contro il 30% dell’anno precedente e, soprattutto, contro una media del 31% del mercato. Nel Belpaese, l’ad Raffaele Fusilli ha potuto esibire un 41% (4 punti in più sul 2021) a fronte di una media del mercato del 18%.

Ogni costruttore seleziona peraltro i dati a proprio piacimento con percentuali (positive) che vengono presentate sula base della propria gamma. La Losanga, ad esempio, esclude le mild hybrid dalla categoria delle elettrificate, mentre grazie al +64% contabilizzato nel 2022 non può non includere le full hybrid (117.000 unità), che hanno sancito il successo di Toyota.

Renault ha aumentato di 10 punti la penetrazione nel mercato privati: è salita dal 43 al 53% in Europa e dal 75% al 78% in Italia, dove la media ha subito una contrazione, scivolando al 59%. Nel segmento C, tradizionalmente presidiato da altri marchi, il marchio francese ha ancora ampi margini di crescita: in Europa la sua quota è passata dal 24 al 34%, ancora inferiore al 39% di media, mentre in Italia è salita al 19% (era al 12%), ma la classe vale il 30%.

Renault potrebbe guardare all’Italia non solo per le forniture, ma investire anche sul fronte dell’economica circolare: Fusilli ha confermato l’esistenza di “valutazioni” sull’ipotesi della realizzazione di una re-factory nel Belpaese, che potrebbe eventualmente servire una parte dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.

Indiscrezioni che arrivano dal Giappone confermano la pace sull’asso franco-nipponico: entro fine mese potrebbe venire ufficializzate l’intesa sulle partecipazioni azionarie di Renault (che controlla il 43,7% della casa di Yokohama) e Nissan (che detiene il 15% di azioni del costruttore transalpino). L’accordo per il nuovo equilibrio sarebbe stato trovato a livello paritetico, con Renault pronta a cedere il 28,7% in eccedenza.

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