E se il caso delle ginnaste non fosse isolato? Il numero uno del Coni, a domanda diretta de ilFattoQuotidiano.it, ha detto di essere “informato di tutto” e di avere “un indirizzo di posta elettronica dove arriva di tutto“. Anche su eventuali abusi commessi in altri sport, come lo sci. “Qualsiasi tipo di denuncia viene inviata ai giusti canali, poi è da verificare la veridicità dei fatti”. Il presidente del Coni Giovanni Malagò, a Milano, ha siglato un protocollo d’intesa col procuratore capo, Marcello Viola, e col procuratore generale dello sport, Ugo Taucer, grazie al quale si stabilisce uno scambio di informazioni tra la giustizia sportiva e quella ordinaria. Lo scopo, com’è stato annunciato, è migliorare il contrasto alle violenze commesse dai tesserati in ambito sportivo.

Dato che Malagò sostiene di essere “informato di tutto”, certamente sarà a conoscenza della vicenda – nonostante sia passata sottotraccia – degli abusi commessi da un istruttore nazionale di sci alpino nei confronti di due giovani future maestre durante lo svolgimento dei corsi professionali (in sostanza, gli istruttori, circa 300 in tutta Italia, sono i “maestri dei maestri”, cioè coloro che insegnano la professione a chi, finito il corso, lavorerà sulle piste da sci). L’istruttore, bresciano, 29 anni, è stato sospeso per un anno, lo scorso settembre, dalla Corte federale d’appello della Fisi (Federazione italiana sport invernali) ancorché la procura ne chiedesse la radiazione. Ora si è rivolto al Collegio di garanzia del Coni.

I fatti risalgono a ottobre-novembre del 2021. A Bormio e al Passo dello Stelvio, l’istruttore – si legge nel dispositivo della Corte presieduta da Daniele Portinaro – “prometteva l’eliminazione di inesistenti voti negativi” chiedendo “loro insistentemente prestazioni sessuali“; “rivolgeva frasi volgari e inopportune, toccandole fisicamente in modalità non connesse allo svolgimento del proprio compito”; il comportamento dell’incolpato “si è estrinsecato in espressioni volgari a sfondo sessuale, in atti di corteggiamento invasivo e insistito”, “in un bar si sarebbe strusciato” su una ragazza “e subito dopo l’avrebbe tirata per un braccio cercando di portarla verso di sé e solo grazie a una sua richiesta di aiuto a un amico riuscì a liberarsi dalla presa. Nel corso della medesima serata, presso un altro bar” l’istruttore “era tornato alla carica e la costrinse, con la forza, a sedersi sulle sue gambe e tenendola per le braccia iniziò a leccarle il viso“. Anche in quella circostanza la ragazza chiese aiuto e grazie a una terza persona riuscì a divincolarsi. Per il Tribunale sportivo ha approfittato della differenza di età con le ragazze e “ha utilizzato il suo potere, derivante dall’essere istruttore del corso”. Così, come detto, ne ha decretato la sospensione per 12 mesi.

Il caso dell’istruttore nazionale è emblematico alla luce del protocollo firmato da Malagò e Viola. Le due ragazze coinvolte, infatti, non hanno presentato querela, ma si sono rivolte alla giustizia sportiva – si legge – “al solo fine di evitare che i comportamenti denunciati si potessero ripetere in danno di altre tesserate”. La Corte ha preferito non definire se la condotta dell’istruttore rientrasse nella violenza sessuale o nella molestia, perché ritenuto non rilevante ai fini della sanzione. In ogni caso, sia la violenza (art. 609 c.p.) sia la molestia (art. 660 c.p.) sono procedibili soltanto dopo querela. Cosa cambia dopo che, per dirla con le parole della procuratrice aggiunta Letizia Mannella, “il codice rosso è entrato nel mondo dello sport“? Il protocollo, all’articolo 6, stabilisce che “il Procuratore Generale dello Sport, nel caso di autonoma acquisizione della notizia di reato posto in essere da tesserati, in aggiunta alla trasmissione della notizia per l’iscrizione nel relativo registro, chiede alla Procura della Repubblica il nulla osta all’istruzione del procedimento disciplinare”. “La nostra idea è che la violenza sessuale sia sempre collegata alla radiazione. È una sanzione coerente se si riconosce il ruolo di educatori delle persone coinvolte” è il commento di Daniela Simonetti, presidente di ChangeTheGame, l’organizzazione di volontariato impegnata a proteggere atlete e atleti da abusi sessuali, emotivi e fisici, e che ha raccolto oltre 200 denunce arrivate da ginnaste di tutta Italia. Simonetti ha anche promosso la sottoscrizione del protocollo: “Rappresenta un grande passo avanti verso il raggiungimento dell’obiettivo di offrire una più completa tutela ai minori e ai soggetti abusati nello sport”.

Violenze nel mondo dello sci, scrivi a redazioneweb@ilfattoquotidiano.it se hai una storia da raccontare o una segnalazione da fare

Articolo Precedente

Napoli-Juve, l’Osservatorio alza l’allerta dopo gli scontri sulla A1: ecco tutte le nuove misure

next