Per l’ambiente e le disuguaglianze possiamo scegliere la strada giusta se sviluppiamo una cultura dei dati.

Ben una dozzina di anni fa in Italia abbiamo deciso di fare sul serio nello studiare e ricercare nuovi indicatori che non puntassero a calcolare solo andamenti economici che ci dicono così poco sulla nostra vita e sulle nostre società. Con il progetto Bes (Benessere equo e sostenibile) si è deciso di misurare il benessere, l’equità e la sostenibilità del nostro Paese. Abbiamo misuratori della nostra qualità della vita e dal 2016 misuriamo gli obiettivi dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite che hanno individuato 250 indicatori da monitorare.

Tuttavia sono pochi i politici che pensano di prendere sul serio tutto questo. Bisogna progettare i futuri programmi politici, locali e nazionali e varare le leggi di bilancio in funzione delle condizioni che vogliamo migliorare in ogni settore e monitorando l’efficacia dei risultati con i dati. Voglio fare 3 esempi.

Nella raccolta differenziata ci sono obiettivi minimi di riciclaggio per i singoli materiali: 60% per il vetro; 60% per la carta e il cartone; 50% per i metalli; 26% per la plastica; 35% per il legno. In Campania nel 2020 gli ultimi dati disponibili dall’Ispra ci segnalano una raccolta differenziata al 54% e in provincia di Napoli appena al 48,4%.

E’ qui che deve arrivare la pagella. I politici che governano o si candidano alla presidenza della regione sono sindaci di un comune della provincia di Napoli e dovrebbero essere valutati in funzione dei risultati che riescono ad ottenere migliorando questi dati concretamente.

Lo stesso vale per il secondo esempio che riguarda la qualità dell’aria e l’inquinamento, che insieme ad altri dati raccolti nel progetto Bes hanno un grosso impatto sulla nostra salute.

Uno studio su Lancet del 2014 dimostra che respirare aria inquinata per molti anni, anche nel rispetto dei limiti consentiti dalla normativa, aumenta la mortalità per cause naturali compresa quella per il cancro. Altri studi epidemiologici hanno scoperto una serie di sostanze chimiche cancerogene capaci di aumentare l’incidenza delle forme tumorali.

Nel mondo il cancro è il sesto killer e in Italia rappresenta il secondo più letale, con 178.440 morti nel 2019. Una cifra che diventa ancora più insopportabile quando scopriamo che il cancro infantile continua a essere la principale causa di morte per i bambini. Tutto questo non è una maledizione di qualche dio oscuro da accettare con passività, ma dipende dal nostro stile di vita e da quello collettivo, che possiamo cambiare con l’impegno politico.

In provincia di Napoli la concentrazione media di Pm10 (particelle inquinanti presenti nell’aria che respiriamo inferiore a 10 µm) è pari a 34 µg/m³ – ben superiore ai 20 µg/m³ stabiliti come soglia massima dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per proteggere la salute umana.

Chi in questa provincia, ma anche a livello nazionale, non si occupa di sviluppare politiche per abbassare il livello di inquinamento atmosferico sta commettendo dei crimini. Dallo sviluppo adeguato di trasporti pubblici capaci di affrontare il pendolarismo da lavoro e da studio fino alle politiche di disincentivo dei mezzi privati con biglietti gratuiti per le fasce deboli: sono tante le soluzioni possibili, ma ci devono essere comunità di cittadini che pretendono questi risultati con l’attivismo sociale e politico e con il proprio voto, scegliendo così le proposte politiche più sensibili e di maggior successo per la nostra salute.

L’ultimo esempio riguarda i dati sulle disuguaglianze economiche: nello specifico osserviamo il reddito medio disponibile pro capite nella dashboard dell’Istat che mostra una Italia di 3 colori che dividono nord, centro e sud. Nel 2017 in Campania il reddito medio è di poco più di 13mila euro e ciò dimostra come è difficile garantire benessere in una regione dove in media i cittadini non hanno i soldi per avere una vita dignitosa, capaci di soddisfare tutte le esigenze essenziali.

Nessun governo nazionale può evitare di affrontare questa profonda disuguaglianza blaterando di opportunità di lavoro dignitoso che nella realtà non esiste e senza cambiare le condizioni di un sud con redditi medi al di sotto della sopravvivenza.

Articolo Precedente

Mattarella, il discorso: dal dovere di rispettare la Costituzione ai timori per l’aumento dei poveri. L’appello: “Chi paga le tasse fa bene all’Italia”

next
Articolo Successivo

Il discorso di fine anno del presidente Mattarella: “La Repubblica siamo tutti noi, è nel senso civico di chi paga le imposte”

next