Ci puoi ordinare il vino, perdere peso, imparare il mandarino. Viviamo nell’era delle app e ce ne sono per tutti i gusti. Se la maggior parte, però, serve solo a propinarci qualcosa da comprare, o a intasare la memoria dello smartphone, alcune sono sinceramente (e socialmente) utili, oltre che brillanti e ingegnose. È il caso di UAF: U Are Family – Un Nipote On Demand, curiosa startup italiana nata dall’idea di due trentenni usciti dal Politecnico di Milano.

Lo scopo è mettere in contatto anziani soli con giovani disposti e interessati a far loro compagnia: passeggiando, chiacchierando, andando al cinema o facendogli tutorial a tema tech – per lo più si tratta di universitari fuori sede, lontani dalle famiglie e attivi nel volontariato. C’è un sito, un’applicazione web, un numero a disposizione dei “nonni” per chiedere informazioni e attivare il servizio, convenzionato con RSA e strutture ospedaliere. Gli under35 candidati al ruolo di nipoti, infatti, non lo fanno certo per soldi, come si capisce dalle testimonianze di chi ha sperimentato la piattaforma, piuttosto per il piacere di condividere esperienze mettendo a disposizione qualche ora del proprio tempo.

Non solo, dunque, un dialogo intergenerazionale è ancora possibile, ma a volte sono proprio i giovani a ricercarlo. Anche se UAF non ospita balletti e canzoncine, sembra un social molto più social di quelli “veri” perché in grado di costruire ponti, connessioni e collegamenti, preziosi dopo due anni di una pandemia che ha allontanato ed eretto muri, in primis tra anziani e ragazzi. I primi lasciati soli nella lotta contro il covid, i secondi limitati negli spostamenti e privati della libertà – oltre che accusati di veicolare il contagio. Il fronte sociale, già profondamente incrinato dal debito pubblico mostruoso e dall’ascensore sociale guasto, ne è uscito definitivamente lacerato. Con la tensione che si respira nel bel paese altro che nipoti e nonnini: giovani e vecchi sono ormai nemici giurati, protagonisti di una guerra tra poveri.

Se la disoccupazione colpisce i precari già stremati dai salari minimi, allontanando il miraggio del posto fisso, le pensioni, troppe e troppo costose, si assottigliano a colpi di inflazione. Una comunicazione polarizzante e ideologica fa il resto: delegittimati e dipinti come scansafatiche, quando spesso e volentieri sono ultra-qualificati e sottoimpiegati, i giovani diventano NEET (non studiano e non lavorano), quelli di TikTok da abbindolare sotto elezioni o i fannulloni del Reddito di cittadinanza a sbafo. Dall’altro lato della barricata, invece, i boomer messi alla sbarra su diritti civili e ambiente si trasformano in ladri di futuro e distruttori di mondi.

“Ogni generazione crede di essere più intelligente di quella che l’ha preceduta e più saggia di quella che verrà”, diceva George Orwell. E aveva previsto pure le app.

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