Vietato mettere in imbarazzo il datore di lavoro, cioè lo Stato, sui social network. Nella seduta di giovedì il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo Codice di comportamento per i dipendenti pubblici, la cui adozione era prevista dal decreto legge “Pnrr 2” dello scorso aprile. E uno degli aggiornamenti riguarda proprio le regole di condotta dettate per l’uso delle piattaforme social, sulle quali “il dipendente” – si legge – “è tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della Pa in generale”. Avrà rilievo disciplinare, dunque, ogni presa di posizione fuori dalle righe o giudicata inopportuna per il buon nome dell’ufficio pubblico.

Servirà fare attenzione anche a ciò che altri utenti postano sui propri profili: “Il dipendente utilizza gli account dei social media di cui è titolare in modo che le opinioni ivi espresse e i contenuti ivi pubblicati, propri o di terzi, non siano in alcun modo attribuibili all’amministrazione di appartenenza o possano, in alcun modo, lederne il prestigio”. Meglio, inoltre, non mettere online alcun riferimento al proprio posto di lavoro nella Pa: se dagli account social sono “ricavabili o espressamente indicate le qualifiche professionali o di appartenenza dei dipendenti”, questo “costituisce elemento valutabile ai fini di un’eventuale sanzione disciplinare”.

“Con l’approvazione in Cdm della revisione del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici proseguiamo nella strada tracciata per una riforma della Pa che basa la sua efficienza sul suo capitale umano“, commenta il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo. “Tutta insieme la Pa, centrale e territoriale, quale infrastruttura strategica per lo sviluppo del Paese, impegnata nella messa a terra dei progetti del Pnrr, non può prescindere dalla giusta valorizzazione delle persone che lavorano per l’interesse collettivo e dalla loro responsabilizzazione, quali leve indispensabili per la crescita degli stessi lavoratori e delle organizzazioni”.

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