Un’infermiera incinta di sei mesi è stata aggredita da un uomo di 75 anni nell’ambulatorio di Mira: la notizia è stata diffusa dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Venezia in un comunicato stampa. Secondo quanto riportato, il 75enne voleva che qualcuno gli misurasse la pressione ma, arrivando all’ambulatorio fuori dall’orario di ricevimento, gli era stato negato l’accesso. Poi, l’infermiera – convinta dalle richieste insistenti dell’uomo e dalla sua condizione di affanno – ha deciso di occuparsi del caso, facendo entrare il 75enne nell’ambulatorio. Durante la visita, la donna ha chiesto al paziente di indossare la mascherina più di una volta. All’ennesima richiesta il 75enne ha reagito con violenza: l’uomo ha tentato di sferrare un pugno, ma la donna è riuscita a schivarlo, almeno in parte. Intanto, nella sala d’attesa, si sentivano rumori e urla provenienti dalla sala in cui si stava svolgendo la visita. Così, alcune persone sono intervenute e sono riuscite ad allontanare l’aggressore. A seguito dell’episodio, la donna è andata al pronto soccorso dove le sono stati dati cinque giorni di prognosi.

Sul caso è intervenuta Marina Bottacin, Presidente provinciale dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Venezia: “Il problema della violenza nei confronti degli operatori sanitari è in pericoloso aumento ed è assolutamente inaccettabile. Nel caso della collega che operava medicina di gruppo integrata di Mira, inoltre, l’aggressione è ancora più grave vista la condizione della professionista: incinta di sei mesi”. Altrettanto duro l’intervento di Maurizio Sassola, segretario provinciale della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale: “La violenza è sempre ingiustificabile. Quando colpisce chi si prende cura degli altri diventa anche intollerabile“.

Stefano Rigo, referente della Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale di Venezia per l’Ulss 3 Serenissima, invece, ha spiegato le difficoltà di chi lavora all’interno delle strutture sanitarie: “Viviamo in uno stato di tensione continua. Sappiamo quante criticità ci sono nelle relazioni con l’utenza, quanti episodi minano ogni giorno il legame medico-paziente e mettono a rischio la serenità del nostro lavoro e di tutto il personale al nostro fianco, che si sacrifica subendo con noi questa aggressività – e aggiunge – questo episodio, poi, è ancora più vile e grave perché colpisce un’infermiera in stato di gravidanza che continuava comunque la propria attività: significa che davvero ormai non c’è più alcun rispetto, neanche per situazioni di primaria importanza come questa”.

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