Ci avrà pensato una persona in particolare quando il sorteggio ha riservato all’Uruguay la Corea del Sud come avversaria. Ci avrà pensato mentre l’incontro si avviava a finire inesorabilmente zero a zero senza che nessuno la incornasse a centro area al 91esimo. Già: perché se quello di ieri è stato il terzo incrocio tra le due nazionali, il primo sarà particolarmente caro a Daniel Fonseca. Era il mondiale italiano e l’Uruguay a Udine doveva vincere per forza: terzo incontro, gli uomini di Tabarez avevano impattato zero a zero all’esordio con la Spagna e perso male la seconda col Belgio, la Corea del Sud invece sarebbe fuori anche vincendo.

Ma l’attacco della Celeste è sterile: tante occasioni, niente gol contro i modesti coreani. Tabarez allora prova a rimpinguare il reparto, mandando dentro Pato Aguilera al posto di Ostolaza per sostenere Sosa e Francescoli. E poi negli ultimi minuti al posto di Ruben Sosa un ragazzo che il campo non lo aveva mai visto se non nelle amichevoli pre mondiale, Daniel Fonseca. Ma la partita sfila, e sfila via quella che pare una maledizione: l’Uruguay l’ultima partita a un mondiale l’aveva vinta vent’anni prima, nel 1970, contro la Russia agli ottavi di finale. Poi al 91esimo una punizione dalla destra, con Fonseca che abbastanza solo a centro area la mette sul secondo palo di testa. E’ il primo gol di Daniel detto “El Tigre” in nazionale, e consentirà a Tabarez e ai suoi di regalarsi gli ottavi contro l’Italia.

Fonseca l’Italia se l’era già regalata qualche giorno prima per la verità: aveva giocato a Stoccarda, in amichevole pre mondiale contro la Germania, e sugli spalti c’erano i dirigenti del Cagliari pronti a prendere il centravanti della Dinamo Dresda Ulf Kirsten…ma i numeri e la “garra” di quel ragazzo uruguayano li avevano colpiti di più. Fonseca firmerà col Cagliari, poi giocherà con l’Italia agli ottavi…l’ultima partita in nazionale per un lunghissimo periodo, coincidente con la guida tecnica di Cubilla. Daniel, assieme a Francescoli, Sosa, Aguilera ed Herrera in feroce polemica con l’allenatore avvierà la “battaglia dei repatriados”, rifiutando fino al 1993 le convocazioni in nazionale. Alla corte di Ranieri l’avventura parte in maniera disastrosa: il Cagliari è ultimo in classifica e nel girone d’andata Fonseca ha segnato un solo gol, peraltro inutile, contro il Bari in una partita persa per 4 a 1.

Ma il girone di ritorno sarà un’altra musica: il Cagliari riesce a trovare la quadra e Fonseca mostra chi è “El Tigre”, segnando altri 7 gol tra cui una doppietta spettacolare a Genova contro la Samp lanciata verso lo scudetto. Memorabile il gol in rovesciata che Daniel segna in quella partita. L’annata successiva è altrettanto buona per Fonseca, che di gol ne segna 9 e su di sé scatena l’asta di Juventus e Napoli. Sulla panchina degli azzurri era già seduto Claudio Ranieri: il sogno di Ferlaino, diviso tra debiti e desiderio di ritrovare i fasti maradoniani, sarebbe Hristo Stoichkov, la cifra da investire sarebbe la stessa che chiede il Cagliari per Fonseca (16 miliardi di lire), ma Ranieri insiste per l’uruguayano e così El Tigre arriva all’ombra del Vesuvio.

In ritiro studia Careca come fosse uno scolaro, dice di essere prono a riaccogliere Maradona (che sarebbe ancora un tesserato del Napoli, ma di lì a poco avrebbe firmato per il Siviglia) e parte a razzo in campionato: 6 gol tra Serie A e Coppa Italia a settembre, ma è in Coppa Uefa che Daniel scrive una pagina di storia. Il Napoli è stato sfortunato nel sorteggio dei trentaduesimi di finale, pescando il Valencia. Alla Mestalla, all’andata, Sanchez Flores e l’ex oggetto del desiderio di Ferlaino Belodedici non lo beccano praticamente mai: finisce 5 a 1 per il Napoli e Fonseca segna tutti e 5 i gol azzurri, cosa che rappresenta ancora un record in Europa. Nonostante il Napoli vada male l’attacco è meraviglioso: accanto a Fonseca girano Gianfranco Zola e Careca, e a fine stagione segnano 35 gol in tre. 16 Fonseca, 12 Zola e 7 Careca.

In un Napoli in difficoltà economiche la stagione successiva è un miracolo: senza Zola e Crippa, ceduti al Parma, e Careca trasferitosi in Giappone, tra prestiti e acquisti di giovani con Marcello Lippi in panchina il Napoli si qualifica per la Coppa Uefa, con Fonseca che segna altri 15 gol in stagione. E’ chiaro che ormai, oggetto del desiderio di molti, Ferlaino debba cederlo per far cassa: chiede 25 miliardi di lire, il Milan è sul punto di sborsarli ma poi arriva Sensi che oltre a 17,5 miliardi di lire offre Benny Carbone, valutato 7,5 miliardi. Alla Roma diventa il partner ideale di Abel Balbo: riduce la sua media realizzativa ma fa segnare tantissimo l’argentino. Otto gol il primo anno, otto il secondo, quattro il terzo, senza vincere nulla però e con gli infortuni muscolari che iniziano a farsi sentire.

Nel ’97 a 30 anni Lippi lo rivuole con sé nella Juventus: davanti ha Inzaghi e Del Piero, ma si ritaglia il suo spazio regalando gol pesanti, come quello al suo vecchio Napoli che regala la vittoria alla Juve al 90esimo o come quello all’ultima giornata contro l’Atalanta che vale lo scudetto matematico. Va meglio l’anno dopo quando complice anche l’infortunio di Del Piero gioca spesso titolare segnando 10 gol tra campionato e Coppa Italia. Ma poi gli infortuni tornano a farsi sentire e tra il 1999 e il 2001 gioca pochissimo, tornando in Sudamerica prima al River e poi al Nacional Montevideo che lo aveva lanciato tra i professionisti, dove con due gol in cinque partite riesce a contribuire alla vittoria del titolo. Il canto del cigno è al Como, in Serie A, dove però gioca solo 2 volte prima di ritirarsi e avviare l’attività di Procuratore sportivo che svolge tuttora e con grande successo.

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