Luigi Incarnato al posto di Riccardo Nencini. Da alcuni giorni il Partito socialista italiano ha un nuovo presidente del consiglio nazionale: è l’ex segretario calabrese del partito che, in passato, ha il ricoperto il ruolo anche di consigliere regionale del centrosinistra. La sua nomina ha scatenato numerose polemiche all’interno del Psi tanto che, appena eletto, il neo presidente ha scritto una nota indirizzata al suo predecessore: “Nencini – si legge – può stare certissimo, nessuno è per la confluenza nel Pd”. Il discorso è molto più ampio e riguarda temi di partito, ma la frase detta da Incarnato, estrapolata dal contesto in cui è stata scritta, lascia scappare qualche sorrisetto visto che il politico calabrese nel 2018 in forza di un accordo con i dem era stato candidato alle politiche proprio con il Pd.

C’è poi il capitolo legato ai problemi giudiziari del neo presidente del Psi che, in Calabria, è imputato in tre processi. Lo scorso maggio, infatti, a Reggio Calabria il giudice per l’udienza preliminare Vincenzo Quaranta lo ha rinviato a giudizio per corruzione. È solo imputato, non è mai stato condannato ma la Procura ha più volte tentato di arrestarlo durante la fase delle indagini preliminari. La richiesta, all’epoca, era stata respinta ma il processo “Reghion” è andato avanti lo stesso e lo scorso maggio Incarnato è finito a processo perché, ad avviso dell’accusa, “quale pubblico ufficiale, dapprima in qualità di consulente del presidente della Giunta Regionale con delega al governo del sistema di depurazione delle acque” e dopo come “commissario liquidatore della Sorical Spa (Società mista a partecipazione prevalentemente pubblica) per conto della Regione Calabria”, avrebbe ricevuto da un imprenditore (anche lui indagato) “la somma di 30mila euro in tre tranche da 10mila, quale prezzo per aggiudicare” un appalto relativo “al completamento delle opere a valle della centrale idroelettrica”.

Risponde di traffico di influenze e corruzione elettorale, invece, nel processo “Rinascita-Scott”, nato dalla maxi-inchiesta della Dda di Catanzaro. Incarnato è stato rinviato a giudizio nello stralcio che si sta celebrando davanti al Tribunale di Cosenza. In sostanza, stando all’accusa, a due settimane dalle elezioni politiche del 2018 dove era candidato con il Pd, il segretario regionale del Psi “per ottenere, a proprio vantaggio il voto elettorale” avrebbe offerto a un altro politico e a un imprenditore la propria disponibilità a favorirli nel loro progetto di realizzazione, nel comune di Paola, di un centro di accoglienza straordinario per migranti”.

Luigi Incarnato, infine, è imputato per traffico di influenze anche nel processo “Passpartout” per il quale, nel febbraio 2021, è stato rinviato a giudizio assieme all’ex presidente della Regione Mario Oliverio e all’ex deputato Nicola Adamo. Per tutti, al termine dell’udienza preliminare, era caduta l’accusa di associazione a delinquere contestata dalla Procura di Catanzaro che però li sta processando per i reati fine. L’indagine era molto più ampia della posizione del solo Incarnato e riguardava una serie di appalti e alcuni episodi di corruzione. Secondo i pm, nel febbraio 2016 il socialista, sfruttando le sue relazioni politiche con molti consiglieri comunali di Cosenza, li avrebbe convinti a dimettersi per far cadere l’allora sindaco di centrodestra Mario Occhiuto. Anche lui, inizialmente, è stato coinvolto nell’inchiesta ma è stato l’unico indagato prosciolto dal giudice in udienza preliminare. Stando all’impianto accusatorio, l’opera di mediazione di Incarnato avrebbe avuto come contropartita “incarichi pubblici e istituzionali da Nicola Adamo e Mario Oliverio”. Incarichi che, per i pm, poi sono anche arrivati: la sua “mediazione illecita”, infatti, sarebbe stata ripagata con la nomina a commissario liquidatore proprio della Sorical spa. Anche questo processo è ancora in corso e nel frattempo Incarnato è stato eletto presidente nazionale del Psi.

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