di Stefano Lacoforpio

Il 20 settembre 1870 è una data storica per l’Italia, fanti e bersaglieri entravano nella breccia di Porta Pia alle 10:35 dopo quattro ore di cannoneggiamento guidati dal Generale Cadorna; cadeva così l’ultimo ostacolo contro l’unità italiana e terminava il potere temporale del Pontefice. Il 20 settembre di quest’anno è un’ulteriore data storica per una comunità più piccola di quella nazionale, la comunità dello Spazio: l’evento è stato definito da un quotidiano “uno sganassone politico” per il dottor Vittorio Colao, ministro protempore al Mitd, e il suo fidato Capo di Gabinetto Stefano Firpo.

Ma andiamo con ordine, partendo dall’inizio della storia per arrivare all’ultima sberla tirata ai due per effetto delle loro attività piuttosto discutibili sia in termini di correttezza amministrativa formale che di garbo istituzionale; temi ai quali hanno mostrato di essere poco avvezzi, per non dire restii. La storia comincia circa tre mesi dopo l’avvio del governo Draghi quando il Sottosegretario Tabacci, al quale era stata inizialmente affidata la delega allo Spazio, ha dovuto dimettersi a seguito di una serie di iniziative familistiche sfociate nell’assunzione del figlio in Leonardo, per di più nell’area Strategia, un imbarazzante conflitto di interessi tra le funzioni del padre e del figlio.

La delega passa al dottor Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica, che sulla carta presentava un curriculum manageriale di primordine anche se del tutto avulso dal contesto spaziale. Ancor meno di aiuto si rivelano i curricula degli esperti di cui il ministro si attornia e che dimostrano non essere all’altezza dei competitors internazionali con i quali è necessario confrontarsi per salvaguardare e difendere il peso che l’Italia ha nel settore. Sfumati rapidamente gli entusiasmi iniziali la situazione appare non facile anche perché vengono al pettine le carenze manageriali, già largamente evidenziate da anni, del presidente e della prima linea dell’Asi a fronte della possibilità di usufruire di un paio di miliardi aggiuntivi ai fondi nazionali previsti dal Pnrr.

Il ministro, privo di competenze tecniche specifiche e senza adeguato supporto, comprende rapidamente che l’unico modo per andare avanti è mettersi nelle mani del direttore generale dell’Esa che può garantire il soddisfacimento di un lavoro corretto, economicamente accettabile e tale da rispettare i vincoli previsti dall’Europa. Il rapporto fiduciario tra i due si va rafforzando, le telefonate si moltiplicano nel corso del tempo garantendo serenità al responsabile della delega spaziale che, però, compie un secondo errore: attua un commissariamento di fatto dell’Asi ma non arriva a completare l’opera azzerando del tutto la situazione per ricostruire l’agenzia e la sua credibilità ex novo dalla base; invece mantiene in vita la struttura apicale dandole anche la possibilità di lanciare e finanziare programmi salvo quelli etichettati Pnrr. Ancora una volta classico esempio delle mezze misure all’italiana.

Nel caos operativo nasce anche l’idea del ministro di accentrare sotto il suo controllo tutta la governance dello Spazio nazionale creando un fantomatico Dipartimento gestito da un dirigente di prima fascia, Capo dipartimento, con due dirigenti di seconda fascia più un comitato di esperti. In più propone un allargamento del CdA dell’Asi con altri due membri indicati rispettivamente dal Mur, oramai di fatto estromesso dal controllo e gestione del settore, e dal suo Ministero. L’operazione mira a svuotare di qualunque potere il Comint, Comitato Interministeriale per l’aerospazio, che invece, per legge ha il compito strategico di definire le politiche nazionali di settore demandando al ministro la mera esecuzione delle stesse utilizzando l’Asi come implementing agency.

Il 30 aprile un dpcm della Presidenza del Consiglio definisce ruoli e funzioni prevedendo un’integrazione dello Statuto di Asi da compiere entro il 30 ottobre. La sfortuna però fa saltare l’operazione, il governo cade e le elezioni vengono fissate per il 25 settembre; ci si aspetterebbe quindi un blocco della situazione che dovrebbe essere lasciata in eredità, ove fosse d’accordo, al prossimo governo.

Così non è, il duo Colao-Firpo accelera invece vertiginosamente i tempi. Si scopre che esiste già un candidato alla direzione dell’ex dipartimento divenuto oramai, a causa della caduta del governo, un semplice ufficio presso la Presidenza del Consiglio: senza nessun bando pubblico o quantomeno un interpello nell’amministrazione pubblica, viene designata la dottoressa Elena Grifoni assistente del Direttore Generale dell’ESA (la signora preferisce essere definita Capo di Gabinetto) che prenderà servizio il 1 settembre. Il suo curriculum è ben noto a quanti da anni operano nel settore spaziale a livello europeo; tutti la conoscono come attenta ed efficiente assistente del DG ma nessuno è mai venuto a conoscenza se abbia mai gestito e diretto un Programma dell’Esa o almeno un progetto tecnologico o scientifico anche piccolo. Le perplessità sulla scelta restano.

In agosto il ministro impone al presidente dell’Asi, sempre remissivo col potente di turno, di indire per il 25 un CdA dell’agenzia per formalizzare l’integrazione dei due membri designando oltre a quello del Mur, la dottoressa Grifoni in nome e per conto del suo ministero. Per formalizzare l’operazione, il 20 Settembre, a cinque giorni dalle elezioni, indice un Comint che ha all’ordine del giorno anche la comunicazione dei nomi dei nuovi membri del CdA.

Di fronte a questo atteggiamento in violazione della Nota ufficiale di Draghi al riguardo delle nomine dell’ultim’ora, la risposta politica è stata il famoso sganassone: seduta andata deserta con solo 3 presenti rispetto ai dodici membri previsti per legge, chiaro segnale politico che la misura era colma. Mostrando comunque un imbarazzante menefreghismo istituzionale, il ministro, benché ormai sulla rampa di lancio, ha deciso che il vincolo di legge per cui va “sentito il parere del COMINT anche se non vincolante” era stato eseguito e il Comitato, non presentandosi, aveva espresso il suo parere per cui si poteva procedere alle nomine, ardita interpretazione del Diritto Amministrativo di qualcuno palesemente non molto informato al riguardo.

È su questa base legale inesistente che il presidente di Asi ha convocato un CdA includendo i due nuovi membri; in base a precise contestazioni legali di un membro che ha richiamato quanto detto prima, il Consiglio è stato rimandato richiedendo una interpretazione all’Avvocatura dello Stato sulla base di quanto contestato. Nelle more della risposta il presidente convoca un nuovo CdA il 10 novembre invitando anche i due nuovi designati. Non essendo giunta la risposta dell’Avvocatura il CdA si tiene senza di loro e la dottoressa Grifoni chiamata in Asi è poi rimandata indietro. È di lunedì 14 la conferma ufficiale della validità delle critiche legali da parte dell’Avvocatura; la nomina non poteva essere ritenuta valida non essendo stato esperito il procedimento che prevede il ruolo del Comint. Ulteriore sganassone politico sia ai due ex inquilini del Mitd, ministero oggi scomparso nel nuovo assetto governativo, sia al presidente dell’Asi che ci riprova con un prossimo CdA convocato il 19 novembre continuando ad alimentare dubbi sulla sua conoscenza del Diritto Amministrativo nonostante quanto afferma nel suo cv che menziona un Master in Business Administration.

Tutta la situazione fa riflettere su alcune questioni che meriterebbero un approfondimento da chi oggi ha la delega allo Spazio. Come mai i Revisori dei conti, tra i quali siede anche un magistrato della Corte dei Conti, non si sono posti nessun problema al riguardo di una nomina che l’Avvocatura dello Stato ha con chiarezza decretato non valida? Quanto è giustificata la nomina della dottoressa Grifoni rispetto al suo curriculum ed al fatto che l’ufficio Spazio che lei dirige (non da direttore generale come si qualifica su Linkedin) è all’interno del Dipartimento Innovazione Digitale della PCM mentre la delega dello Spazio è in Capo al ministro Urso a capo del Ministero delle Imprese e del made in Italy? E’ veramente arrivato il momento di fare chiarezza con un reset completo per rendere nuovamente l’intero settore confrontabile, per qualità e competenza, con quelli dei nostri competitori come è stato per anni.

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