“Quando si pensa alle api, molti pensano al miele. Noi pensiamo all’impollinazione e alla connessione che le api creano all’interno degli ecosistemi”. Niccolò e Riccardo vengono dalla provincia di Como, Marta da Gruaro (Venezia), Nicky da Venafro (Isernia): insieme i quattro ragazzi che hanno dato vita a una startup innovativa che sviluppa sistemi intelligenti di monitoraggio per la salute delle api e degli ecosistemi. Come? Rivoluzionando l’antichissima arte dell’apicoltura, grazie all’applicazione di tecnologie innovative come l’intelligenza artificiale e il machine learning.

Niccolò Calandra, 33 anni, originario di Faloppio (Co), vanta un PhD in elettronica al Politecnico di Milano, con esperienze di ricerca a Boston al Mit, alla Nasa e a Sydney: ha deciso di dare un contributo “sostanziale” all’ambiente e oggi è Ceo di 3Bee. Riccardo Balzaretti, 34 anni, anche lui di Faloppio, ha un PhD in biologia, con esperienza di ricerca in Irlanda, è apicoltore professionista, con oltre cento alveari gestiti. Marta Toppan, 29 anni, laureata alla Sapienza in Organizzazione e Marketing per la comunicazione d’impresa, ha esperienza nel settore pubblicitario. Nicky Silvestri, 33 anni, sviluppa partnership con altre aziende su progetti legati alla responsabilità sociale delle imprese.

Tutto è nato cinque anni fa. “Eravamo in treno – ricorda Niccolò al fatto.it –. Facevo il pendolare tra Como e Milano mentre stavo concludendo il dottorato in elettronica quantistica. Ero sempre stato affascinato dal mondo delle api: così, quando Riccardo è tornato dall’Irlanda e ci ha detto che voleva diventare apicoltore abbiamo colto l’occasione per unire gli intenti”.

Perché proprio le api? “Tralasciando il fascino personale che possiamo avere, le api sono l’anello fondamentale della catena alimentare – spiega Niccolò –. L’ape, che sia mellifera o selvatica, ha il compito cruciale di impollinare e generare valore per gli ecosistemi”. Prima un piccolo ufficio, una stanza senza finestre, buia: “Eravamo in 4 in meno di tre metri per tre ”, ricordano i ragazzi. Poi i primi pranzi con i membri del team. La crescita. “Siamo tutti ancora qui, nonostante le difficoltà, dopo quattro anni di duro lavoro”.

In due anni si è sviluppato un network di 10mila apicoltori in tutta Italia che seguono e utilizzano la tecnologia di Niccolò, non solo per la mera produzione di miele, ma con l’obiettivo di “rigenerare la biodiversità che circonda i nostri sensori: progetti di piantumazione nettarifera, rigenerazione agricola, apivoltaico”. Oggi si contano 60 milioni di api e mille alveari monitorati, con altri 1.500 alveari adottati. Nel 2022 il team è composto da 20 persone: “A settembre siamo diventati 32. A dicembre saremo 40. Grazie alla rete di apicoltori abbiamo creato ecosistemi unici. Così abbiamo accumulato valore e potenziale che ora stiamo sfruttando”, sorride Niccolò.

La difficoltà più grande in questi anni è stata mantenere chiaro in testa l’obiettivo, non demoralizzarsi e continuare a costruire. Il momento più difficile? “Quando abbiamo rifiutato 6 milioni di euro di fondi internazionali perché l’ente non era allineato con i nostri intenti. Abbiamo perso qualche settimana di sonno, ma abbiamo deciso di mantenere il controllo e affidarci alle aziende con cui collaboravamo”.

Niccolò e la sua startup hanno aderito inoltre al movimento dei www workers, una rete di oltre cento aziende che puntano su futuro circolare, sostenibilità e tecnologia digitale. “Molti si dichiarano green cambiando semplicemente il colore del logo. Servono strumenti e definizioni precise. Spesso anche noi ci siamo trovati a rifiutare collaborazioni assurde con allevamenti intensivi di bestiame, agricoltura intensiva di grano”, aggiungono.

L’obiettivo nei prossimi anni è quello di riqualificare almeno 50mila ettari di terreni in Italia presidiando i tratti autostradali, ferroviari, la viabilità laterale e soprattutto il mondo del fotovoltaico ed eolico. “Abbiamo già iniziato, ridando valore ai terreni rubati dai pannelli, con progetti di apivoltaico (nome inventato da 3Bee), per accelerare così l’attivazione dell’energia pulita”.

Per Niccolò l’Italia è una sorta di comfort zone. “Sono fiero di aver costruito un’azienda che ha un bacino di utenti italiano e che paga le tasse in Italia. In futuro mi piacerebbe esplorare altri mercati, come l’Australia o gli Stati Uniti, e spendere anni all’estero per portare la tecnologia anche nei mercati stranieri”.

“Abbiamo la fortuna di essere abituati a scrivere bandi – sorride –. Per questo siamo stati aiutati molto negli ultimi tre anni dallo Stato e dall’Europa”. Il nostro Paese, continua l’ingegnere, ha già tante misure per gli startupper. Il vero problema dell’Italia è il mercato: “Piccolo e chiuso”. La sfida di una startup italiana è “vendere in Europa e negli Usa. Servirebbero misure di sostegno per posizionarsi all’estero, un mercato di molte volte più grande di quello italiano”. Una sfida che va di pari passo con quella della sostenibilità. Il 2021 e il 2022 hanno segnato “la più grande moria di sempre delle api causata dal cambiamento climatico”, concludono dal team. Prima le gelate, poi la sete di nettare. “Sono i primi campanelli di allarme per il nostro ambiente. Forse, stavolta, è il caso di ascoltarli”.

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