Le esercitazioni della Corea del Nord continuano a creare preoccupazione ai vicini e ai loro alleati. Per il secondo giorno di fila Seul e Tokyo hanno denunciato il lancio di quattro missili: il primo non è ancora chiaro dove sia caduto, dato che è scomparso dai radar, mentre per gli altri due si ha la certezza che siano finiti in mare, come ha fatto sapere il governo del Giappone. Versione che ha trovato conferma anche nelle comunicazioni in arrivo dalla Corea del Sud. Nel pomeriggio, poi, Seul ha comunicato che la Corea del Nord ha lanciato un altro “imprecisato missile balistico“.

Secondo quanto riportano le forze armate di Seul, dei tre missili di oggi uno è a lungo raggio e due a corto raggio. Uno di questi ha fatto scattare l’allarme antiaereo spingendo i residenti di un’isola della Corea del Sud e gli abitanti di alcune zone del Giappone settentrionale a mettersi al riparo. Si tratta di “un missile balistico a lungo raggio che si ritiene sia stato lanciato nel Mare d’Oriente intorno alle 07:40 (le 23:40 in Italia) nell’area di Sunan di Pyongyang“, dicono riferendosi al Mar del Giappone. Poco dopo, i militari hanno rilevato quelli che “si ritiene siano due missili balistici a corto raggio lanciati intorno alle 08:39 da Kaechon, nella provincia di South Pyongan”. I militari hanno poi aggiunto anche che dal Nord hanno cercato di lanciare un missile balistico intercontinentale, ma il test è probabilmente fallito: “Il lancio di un missile intercontinentale da parte della Corea del Nord si è probabilmente concluso con un fallimento“, ha dichiarato l’esercito.

Arriva, pronta, la condanna degli Stati Uniti che accusano Pyongyang di aver violato le risoluzioni dell’Onu sollecitando l’imposizione di sanzioni: “Gli Stati Uniti condannano il lancio di un missile balistico intercontinentale da parte della Repubblica Popolare Democratica di Corea – ha dichiarato in un comunicato il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price – Questa azione sottolinea la necessità che tutti i Paesi attuino pienamente le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite relative alla RPDC”.

Nonostante l’innalzamento della tensione militare in tutta l’area, e proprio a causa di essa, Washington e Seul hanno comunque deciso di prorogare le esercitazioni aeree congiunte in corso: “Le forze aeree congiunte hanno deciso di prolungare l’esercitazione Vigilant Storm, iniziata il 31 ottobre, in relazione alle recenti provocazioni del Nord”. Una scelta che non è piaciuta alla Cina, secondo cui questo non aiuta a risolvere le tensioni. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, nel briefing quotidiano ha esortato le parti “ad affrontare il cuore del problema della penisola coreana e a creare le condizioni per un riavvio significativo del dialogo”.

Anche la Corea del Nord è intervenuta nel dibattito sulle esercitazioni di Washington e Seul definendole “una scelta sbagliata”: “È stato riferito che gli Stati Uniti e la Corea del Sud hanno deciso di estendere l’esercitazione aerea combinata ‘Vigilant Storm‘”, ha affermato Pak Jong-chon, uno dei segretari del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori e strettissimo collaboratore di Kim Jong-un. “La decisione irresponsabile di Stati Uniti e Corea del Sud sta spingendo la situazione attuale – causata da atti militari provocatori delle forze alleate – verso una fase incontrollabile“, ha poi aggiunto.

Tra chi ha condannato l’azione dei militari di Kim Jong-un c’è anche l’Italia. La Farnesina in un tweet ha scritto che “l’Italia condanna fermamente i nuovi lanci missilistici da parte nordcoreana e la violazione delle acque territoriali sudcoreane, esprimendo la piena e massima solidarietà nei confronti della Corea del Sud”.

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