Il ministero della Difesa assicura che il ministro della Difesa non versa in alcun conflitto di interessi o incompatibilità “sul piano tecnico-giuridico”. Ma era stato lo stesso ministro, poche settimane prima di diventarlo, a definire pubblicamente “inopportuna” una sua eventuale nomina in quel ruolo a causa del lavoro che svolgeva fino a ieri. Si complica la posizione di Guido Crosetto, finito al centro delle polemiche per l’inopportunità della sua scelta per quel ruolo, visto il suo passato da lobbista del settore, consulente di Leonardo, presidente di Aiad (l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende della difesa e dell’aerospazio) e infine presidente di Orizzonte sistemi navali, joint venture tra Fincantieri e la stessa Leonardo, che si occupa di costruire fregate per la Marina militare. Il quotidiano Domani ha ricostruito che dal 2018 al 2021 Crosetto ha incassato almeno 2,3 milioni di euro da società del settore delle armi, tutte dirette interlocutrici del ministero di cui ora è a capo: 1,9 milioni da Leonardo, 140mila da Orizzonte sistemi navali e 198mila da Elettronica spa, azienda che installa le componenti tecnologiche sui jet e le fregate da combattimento. Il fondatore di Fratelli d’Italia non ha smentito i guadagni, ma ha annunciato su Twitter querele contro i giornalisti per “l’obbligo istituzionale di difendere il dicastero”.

Sabato Domani è uscito con un altro articolo, in cui dà conto di ulteriori 125mila euro pagati a Crosetto da Sio, società leader del settore delle intercettazioni e delle geolocalizzazioni, che produce tra le altre cose i “trojan” (i captatori informatici che trasformano in registratori i telefoni degli indagati) e ha tra i propri clienti le procure di tutta Italia, l’intelligence e anche i reparti speciali dei Carabinieri, che fanno capo alla Difesa. E poco dopo il dicastero diffonde la prima nota ufficiale sulla questione: “In merito all’ipotizzato conflitto di interessi fra l’incarico del ministro Crosetto e le sue precedenti funzioni di presidente dell’Aiad, il ministero della Difesa sottolinea che (…) non si ravvisa sul piano tecnico-giuridico alcuna ipotesi di conflitto di interessi o di incompatibilità”, c’è scritto. “Infatti, per espressa previsione di legge, anche eventuali situazioni di conflitto antecedenti all’assunzione della carica non assumono alcun rilievo in quanto cessate all’atto dell’assunzione della carica stessa. Nessuno status di incompatibilità o di conflitto di interessi è giuridicamente ipotizzabile nel momento in cui il ministro non ha più cariche, proprietà aziendali o patrimoni personali che in qualsiasi modo possano entrare in rapporto con le attività di ministero della Difesa”, sostiene il ministero.

Sul conflitto d’interesse relativo agli acquisti di armi, la nota liquida la questione rispondendo che “nel settore del procurement degli armamenti (…) è il capo di Stato maggiore della difesa che definisce i requisiti operativi dei sistemi d’arma da approvvigionare e il Segretario generale della Difesa che avvia le attività di ricerca di carattere tecnologico e industriale e che presiede alle procedure di acquisizione attraverso le competenti Direzioni tecniche”. La tesi, già illustrata da Crosetto a Repubblica, è che il ministro si limiti a dare indirizzi politici e strategici, mentre le decisioni pratiche come quelle sulle forniture sono competenza degli uffici amministrativi. Ma lui stesso, in un’intervista a Luca Telese sul giornale online Tpi dello scorso 18 agosto, rispondeva così alla domanda su un suo eventuale incarico alla Difesa: “Mi sembrerebbe inopportuno, dato il mio lavoro“. Difficile spendere altre parole.

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