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Arresti a Bari, il procuratore: “Con la riforma Cartabia non saremmo riusciti a fare questa indagine. I nuovi termini sono troppo stretti”

Illustrando in conferenza stampa l'indagine per corruzione elettorale, capo dei pm baresi Roberto Rossi avverte sulle conseguenze della riforma penale nella parte in cui accorcia i termini per svolgere le indagini preliminari, e impone l'obbligo di mettere gli atti a disposizione delle parti se quei termini vengono sforati. E parla di "meccanismi non idonei per rispondere a questa tipologia di reati così gravi per il tessuto sociale"
Arresti a Bari, il procuratore: “Con la riforma Cartabia non saremmo riusciti a fare questa indagine. I nuovi termini sono troppo stretti”
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“Lo dico senza polemica, ma solo come invito al ceto politico. Se ci fosse stata l’applicazione attuale della riforma Cartabia per questo tipo di reati, probabilmente non saremmo riusciti a fare lo stesso tipo d’indagine, perché saremmo stati costretti a comunicare agli indagati l’esistenza dell’indagine stessa”. A dirlo è stato il procuratore capo di Bari Roberto Rossi, durante la conferenza stampa in cui ha illustrato l’inchiesta che ha portato all’arresto di 19 persone per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale (tra cui la consigliera comunale barese Francesca Ferri e il presidente del Foggia Calcio). Il riferimento è a una delle tante novità previste dal decreto delegato della riforma del processo penale del 2021 (la legge che ha introdotto la contestatissima improcedibilità), che entrerà in vigore il prossimo 1° novembre: l’accorciamento dei termini entro cui devono essere completate le indagini preliminari, e il conseguente obbligo di “discovery” (cioè di mettere gli atti a disposizione delle parti) se quei termini vengono sforati.

Nel dettaglio, al momento le indagini non possono durare più di sei mesi per i reati “ordinari” e un anno per quelli particolarmente gravi. Il pm può chiedere al gip la proroga di sei mesi di entrambi i termini, per non più di due volte (quindi in totale per un anno). La riforma invece porta le “fasce” da due a tre: sei mesi per le contravvenzioni, un anno per la maggior parte dei delitti e un anno e mezzo per quelli particolarmente gravi. La proroga di sei mesi a disposizione, però, diventa una sola, cosicché nella maggior parte dei casi si potrà indagare per un anno e mezzo invece che per due. Un termine che per l’indagine barese (ma anche per molte altre) sarebbe stato del tutto insufficiente. “Attualmente vi sono dei termini che sono assolutamente incompatibili davanti alla complessità ad esempio di vicende come quella odierna”, denuncia rossi. Che rivendica: “Si tratta di un fascicolo del 2016: non si è persa una sola giornata. Il ceto politico deve riflettere perché i meccanismi della legge Cartabia non sono idonei per rispondere a questa tipologia di reati così gravi per il tessuto sociale”.

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