L’Iran “è un Paese sicuro per tutti i viaggiatori stranieri, nessuno verrà disturbato. Però, tutti devono rispettare le nostre regole”. Un ammonimento, imperativo, arrivato da Teheran a proposito degli stranieri arrestati negli ultimi giorni, tra cui la travel blogger italiana Alessia Piperno, di fatto così accusati di aver preso parte alle proteste antigovernative scatenate in tutto il Paese dalla morte della giovane Masha Amini.

Il papà della ragazza romana, Alberto Piperno, nega però che sua figlia sia scesa in strada per partecipare alle proteste. “Non mi risulta che Alessia stesse partecipando alle manifestazioni”, ha detto all’agenzia Ansa, aggiungendo solo che “sulla situazione di Alessia purtroppo non ci sono novità. In questo momento ovviamente preferiamo il silenzio”. Il momento di certo è delicato. Oltre a lanciare l’ammonimento, il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Nasser Kassani, ha infatti detto che “le indagini continuano” e “i cittadini stranieri (arrestati, ndr) e le rispettive ambasciate vengono informati degli ultimi sviluppi”.

Allo stesso tempo, Kassani se l’è presa con i Paesi europei, accusandoli di avere “doppi standard sui diritti umani” per avere criticato la dura repressione attuata dalle forze di sicurezza iraniane contro le manifestazioni antigovernative, che ormai vanno avanti quotidianamente da quasi un mese. Sono infatti iniziate subito dopo la morte di Masha (22 anni), avvenuta il 16 settembre scorso, tre giorni dopo essere stata arrestata a Teheran dalla polizia con l’accusa di aver violato il rigido codice di abbigliamento della Repubblica islamica per le donne, indossando il velo in maniera impropria.

La polizia e le forze di sicurezza hanno reagito in maniera sempre più violenta, causando finora, secondo l’ong Iran Human Rights (IHR) con sede a Oslo, la morte di almeno 95 persone. Anche secondo un ultimo rapporto iraniano, i morti sarebbero decine, tra cui 18 membri delle forze di sicurezza. Persino la famiglia Amini è stata minacciata dal governo iraniano affinché non prenda parte alle dimostrazioni, e per questo non parla con organizzazioni per i diritti umani o mezzi di comunicazione al di fuori dell’Iran, ha detto alla Bbc il cugino di Mahsa, Erfan Mortezai.

I Paesi occidentali, ha detto ancora Kassani, “vogliono darci lezioni di democrazia, ma permettono di attaccare le ambasciate iraniane nei loro paesi a coloro che hanno un passato terroristico e ricercano violenza”. “Gli Stati Uniti e gli occidentali – ha poi accusato – hanno legato l’andamento dei colloqui sul nucleare con gli affari interni dell’Iran ma dovrebbero essere consapevoli del fatto che non permettiamo a nessun Paese di interferire nei nostri affari interni”.
I colloqui di Vienna per rilanciare l’accordo sul nucleare, ripresi all’inizio di agosto dopo una pausa di cinque mesi, si sono quasi arenati a causa delle residue differenze politiche tra Stati Uniti e Iran. La Casa Bianca ha però affermato che i “problemi con il comportamento dell’Iran” sono separati dagli sforzi per rilanciare l’accordo nucleare.

Articolo Precedente

Brasile, rimosso uno spot elettorale che accusa Bolsonaro di cannibalismo. Il presidente risponde: “Sei appoggiato dai satanisti”

next
Articolo Successivo

Putin rivendica i raid sull’Ucraina: “Se continueranno gli attacchi terroristici contro la Russia, la risposta sarà dura”

next