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Tre anni di lavoro in patronato e ho conosciuto vizi e sofferenze degli italiani

Tre anni di lavoro in patronato e ho conosciuto vizi e sofferenze degli italiani
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di Andrea Morelli

Tre anni di lavoro in un patronato, lavoro piacevole, educativo e stimolante, il contatto con persone di ogni estrazione sociale e culturale, un arricchimento continuo per lo spirito.

Tutto lo scibile umano ti passa davanti, tutti i vizi, tutte le virtù, tutte le sofferenze, malati di tumore (anche terminali), famiglie con portatori di handicap, anziani con gravi invalidità, persone a cui è stata levata ogni dignità. Spesso riesco ad interfacciarmi subito con loro, spesso si sfogano con me, qualcuno piange. Sballottati in qua e in là dalla burocrazia vogliono solo un consiglio, un aiuto che le indirizzi nella giusta direzione, una persona che si prenda veramente a cuore la loro situazione.

Non c’è niente di paragonabile al sorriso che fanno quando riesci a fargli ottenere qualcosa, che sia una pensione di invalidità, uno sconto sulle bollette o misere 450 euro di reddito di cittadinanza. Non risolvi i loro problemi, hai parzialmente alleggerito il loro fardello. Molti ti portano dei piccoli regali, due pasticcini, una schiacciata, una bottiglia di succo, sono i regali più belli che abbia mai ricevuto.

A marzo, una mattina, sono entrati in ufficio nonna, figlia e nipotina. La nonna era partita da Pisa in macchina per portare la figlia e la nipotina in Italia dall’Ucraina. Arrivate in Italia erano passate da noi per sentire di qualche aiuto. I miei occhi si sono posati subito sulla bambina di 5 anni: non riuscirò mai a descrivere cosa ho visto nella sua espressione, nei suoi occhi; poi mi sono ricordato che il giorno prima una signora ci aveva regalato dei cioccolatini, ne ho preso uno e chinandomi l’ho offerto alla bambina: la carta d’oro scintillante ha attratto subito il suo sguardo, capendo subito cosa era. I suoi occhi per dieci secondi sono tornati quelli di una bambina felice.

Quel giorno mi sono arrabbiato con l’intera umanità: finché ci saranno bambini che non possono vivere l’infanzia, finché ci saranno adulti che non possono vivere con dignità, io sarò arrabbiato con il genere umano.

Se tutti noi ogni tanto facessimo un piccolo gesto – offrire un cioccolatino a chi soffre – forse il mondo sarebbe un posto migliore. O forse la mia è solo una utopia!

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